È stato firmato nel cuore del Salento, a Leverano, un accordo che segna un passaggio storico per la filiera brassicola italiana. Nel corso del convegno nazionale “Orzo Distico da Birra – La filiera virtuosa da sostenere”, Coldiretti Puglia, il Consorzio Birra Italiana e la malteria Dekòre hanno sottoscritto un protocollo d’intesa triennale, operativo a partire dalla campagna 2025/2026, per valorizzare l’orzo distico da birra e rafforzare la produzione italiana di malto di qualità.
L’accordo prevede la definizione di un prezzo minimo garantito per gli agricoltori, calcolato sui costi medi di produzione stimati da Ismea, con la possibilità di un premio qualità per chi rispetta standard superiori. È inoltre previsto un incremento progressivo dei quantitativi contrattualizzati, proporzionato alla capacità produttiva della malteria e alla domanda dei birrifici artigianali e industriali.
Fondamentale sarà il sistema di tracciabilità e controllo in campo, curato da Coldiretti Puglia e dal Consorzio Birra Italiana, che assicurerà trasparenza, qualità e sicurezza alimentare lungo tutta la catena produttiva. Il protocollo promuove l’uso esclusivo di sementi certificate e l’adozione del disciplinare di produzione integrata della Regione Puglia, a garanzia di una produzione sostenibile e uniforme.
Cos’è l’orzo distico da birra
L’orzo distico è una varietà di orzo caratterizzata da due file di cariossidi (chicchi) sulla spiga, a differenza dell’orzo polistico, che ne presenta sei. Questa struttura conferisce al cereale una maggiore uniformità di chicchi e un contenuto proteico più equilibrato, caratteristiche ideali per la produzione di malto da birra.
Grazie al suo basso contenuto di azoto e all’elevata presenza di amido, l’orzo distico garantisce una fermentazione più stabile e una migliore resa in malto, elementi fondamentali per ottenere una birra di qualità costante.
In Italia le principali aree di coltivazione si trovano in Puglia, Marche, Umbria e Toscana, regioni che grazie al clima e ai terreni favorevoli rappresentano un potenziale strategico per la filiera brassicola nazionale.
Dati e prospettive della filiera
Secondo i dati illustrati durante il convegno, la produzione nazionale di orzo distico da birra ha registrato nel 2025 una crescita del 20% rispetto all’anno precedente, raggiungendo circa 1,5 milioni di quintali. Un incremento significativo dopo anni segnati da raccolti altalenanti a causa dei cambiamenti climatici, tra siccità e piogge improvvise.
Le varietà riconosciute e in moltiplicazione dal Crea comprendono alcune tra le più diffuse a livello europeo, mentre l’Università di Udine, nell’ambito del progetto di filiera brassicola finanziato dal PNRR e coordinato dal Consorzio Birra Italiana, è impegnata nella ricerca di nuove varietà più resistenti al clima e più adatte alle diverse aree produttive italiane.
Resta tuttavia una criticità: l’assenza di protocolli italiani riconosciuti a livello internazionale per la validazione dell’orzo da birra. Una mancanza che limita l’esportazione e sottolinea l’importanza di investire in ricerca, innovazione e cooperazione tra i diversi attori della filiera.
Un modello pugliese di sostenibilità e identità agricola
L’esperienza pugliese si propone come modello di innovazione e coesione territoriale. La sinergia tra agricoltori, malterie e birrifici italiani rappresenta un esempio replicabile su scala nazionale, capace di ridurre la dipendenza dalle importazioni di malto e di valorizzare la birra made in Italy.
“Questa intesa – sottolineano da Coldiretti Puglia – è la prova che anche nel settore brassicolo si può costruire una filiera tutta italiana, capace di unire sostenibilità, tracciabilità e redditività per i produttori agricoli”.
Un passo concreto verso un’agricoltura identitaria e moderna, dove il valore del prodotto nasce nei campi e arriva fino al bicchiere, raccontando la qualità del territorio e la forza del lavoro agricolo.