Bisogna rendere giustizia a Taranto, città stravolta da decenni dall’ingombrante presenza dell’acciaieria che in un primo tempo ne favorì ricchezza e sviluppo, poi abbandono e polemiche infinite.
Taranto, infatti, è ricca di storia millenaria, ben visibile nelle colonne doriche del tempio di Poseidone, cultura vibrante che pulsa nel cuore del suo centro storico, e si trova in una posizione geografica singolare e affascinante ben resa dalla definizione di “città tra i due mari”, ovvero il Mar Grande e il Mare Piccolo.

Quest’ultimo è in effetti una laguna costiera che si estende per poco più di 20 km², a nord della città, costituita da due seni di forma ellittica. Qui la presenza di diverse sorgenti di acqua dolce mescolata ad acqua salmastra, dette “citri”, crea le condizioni ambientali perfette per l’allevamento dei molluschi, ostriche e soprattutto cozze, le famose cozze tarantine la cui prelibatezza è rinomata da tempo immemore.

Le isole Cheradi

Il mare tarantino offre però anche acque cristalline e durante il periodo estivo si può anche fruire, tramite un collegamento con un battello, delle spiagge dell’Isola di San Pietro che insieme alla più piccola Isola di San Paolo va a costituire il minuscolo arcipelago delle Isole Cheradi e al contempo delimita lo specchio d’acqua, compreso tra esse e la città, conosciuto come “Mar Grande”.

Il centro storico di Taranto

Tra i due mari si trova il centro storico della città, situato di fatto su un’isola collegata al resto di Taranto tramite due ponti. Uno di questi, adiacente al castello aragonese, è un ponte girevole costruito al fine di permettere il passaggio di navi di una certa stazza tra un mare e l’altro, anche in considerazione del fatto che l’arsenale della Marina Militare si trova ancora oggi nel bacino interno.

Per chi non è mai stato nella città pugliese il consiglio è di dirigersi verso il centro storico e parcheggiare nei pressi del castello; da qui si raggiungono in pochi minuti i punti più interessanti del centro abitato.
Il centro storico di Taranto è un affascinante labirinto di stradine strette e tortuose, che conserva un’atmosfera antica e suggestiva. Le sue origini risalgono all’antica città di Taras, fondata dai Greci nel VIII secolo a.C. e successivamente dominata da Romani, Bizantini, Normanni e Aragonesi.

Passeggiando tra le antiche case s’incontrano piccoli slarghi, viuzze con botteghe di altri tempi, minuscoli ristorantini in cui assaggiare specialità del posto. Preceduta da un’ariosa ma non eccessiva piazza spicca la Cattedrale di San Cataldo, un capolavoro dell’architettura romanico-pugliese, che al suo interno ospita il cosiddetto “Cappellone”, una delle parti più significative e interessanti della cattedrale stessa.

Si tratta di una grande cappella laterale che contiene un ciclo di affreschi risalenti al XV secolo, considerati tra le opere più importanti dell’arte rinascimentale dell’Italia Meridionale. Raffigurano scene della Passione di Cristo, della vita della Vergine Maria e di altri soggetti religiosi. Sono stati realizzati da artisti locali e maestri della scuola napoletana dell’epoca, e la loro bellezza artistica e l’importanza storica ne fanno una tappa imprescindibile per gli amanti dell’arte e della storia.

Il castello di Taranto

Dopo la passeggiata nel centro storico è sicuramente consigliabile una visita all’imponente castello aragonese che si trova all’estremo meridionale dell’isola. In realtà la definizione “aragonese” si riferisce all’epoca del rifacimento voluto da Ferdinando I di Napoli, ma le origini del castello sono ben più antiche, risalenti all’epoca bizantina.

La struttura attuale è quella realizzata da Francesco di Giorgio Martini, celebre ingegnere militare dell’epoca a cui fu affidato il compito di trasformare l’antica fortezza medievale in una possente struttura capace di resistere agli attacchi delle armi che utilizzavano la polvere da sparo.

Un ulteriore rafforzamento avvenne in epoca spagnola ma all’inizio del Settecento, sotto la dominazione degli Asburgo, la struttura venne convertita in carcere. Qui venne incarcerato per due anni anche il generale Thomas-Alexandre Davy de la Pailletterie, padre dello scrittore Alexandre Dumas (senior, a sua volta genitore di Alexendre Dumas junior), che trasse da questa vicenda l’ispirazione per la stesura de Il Conte di Montecristo.

Oggi il castello è gestito dalla Marina Militare che giornalmente organizza visite guidate, sia la mattina, sia il pomeriggio. Nei periodi di alta stagione, per quanto non obbligatorio, è consigliabile prenotare la visita.

Il Museo Archeologico Nazionale

Un’altra tappa imperdibile è il Museo Archeologico Nazionale di Taranto che custodisce reperti di valore inestimabile dall’epoca protostorica, ellenistica, romana e medievale, tra cui i famosi “Ori di Taranto”, preziosissima raccolta di gioielli tra cui anelli, orecchini, bracciali, e monili di epoca ellenistica e romana, un vero viaggio a ritroso nell’importante storia della città la cui fondazione è tradizionalmente attribuita agli Spartani nel 706 a.C.
Il museo, che si trova nel Borgo Umbertino al di là del ponte girevole, è aperto tutti i giorni con eccezione del 25 dicembre e del primo gennaio.

Un gradevole modo per terminare la visita alla città è affacciarsi lungo le sponde del Mar Piccolo, laguna unica nel suo genere che, per quanto sottoposta a grande sofferenza ambientale per decenni a causa della presenza dell’arsenale militare e della vicina acciaieria, vede prosperare numerose specie avicole, ittiche, anfibi e rettili per i quali si spera in futuro anche una maggiore politica di protezione, senza dimenticare che in questo bacino è presente la maggior area di mitilicoltura dell’intero territorio nazionale.

Una passeggiata lungo il breve sentiero attrezzato nel Parco Pineta Cimino rende bene un’idea dell’habitat di questa straordinaria laguna.

Viaggiare in Italia

Scoprila con noi, continua a leggere…

CAMPANIA. Cimitile ed il Complesso delle Basiliche Paleocristiane

CRACO in BASILICATA. Un luogo della memoria, uno scatto dell’Italia di ieri

LAZIO. La Valle dei Calanchi ed il “paese che muore”, la bella piccola Italia

SICILIA. “Iddu” che non delude mai, Stromboli…

Rispondi

Please enter your comment!
Please enter your name here