Il “batterio killer” sta mettendo in seria difficoltà anche gli agricoltori italiani. Da quando la vicenda è esplosa, molti contratti per l’export di produzioni di ortaggi e verdure, e quindi non solo di cetrioli, sono stati disdetti, mentre altre partite di prodotti sono ferme nei magazzini delle dogane.

A rendere complessa la situazione c’è anche il calo dei consumi nazionali (tra il 5 e l’8 per cento). In pochi giorni il danno ha superato abbondantemente i 20 milioni di euro. Ecco perché occorrono al più presto interventi concreti di sostegno per un settore in evidente crisi.

E’ quanto sollecita la Cia-Confederazione italiana agricoltori che chiede l’immediata apertura di un Tavolo presso il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali per affrontare l’emergenza.

Le notizie confuse che giungono dall’Europa, l’amplificazione mediatica della vicenda che ha messo ingiustamente sotto accusa soprattutto cetrioli e la mancanza di un’informazione chiara si stanno rivelando devastanti per il settore. Diverse le aziende che hanno visto i loro prodotti invenduti. Un problema che sta assumendo vaste proporzioni in tutti i paesi Ue, dove i produttori denunciano una situazione drammatica.

L’Unione europea, e soprattutto l’Efsa (l’Agenzia per la sicurezza alimentare) -che deve intervenire immediatamente su fatti del genere, come rientra nei suoi compiti-, devono dare tempestive e chiare risposte. Prima di tutto bisogna individuare la causa del batterio E.coli e delimitare in modo preciso la zona di contaminazione. Poi da parte delle autorità preposte e degli Stati membri, a cominciare dalla Germania, paese in cui si sono riscontrate le intossicazioni, occorre un’assunzione di responsabilità per dare risposte esaurienti sia nei confronti dei consumatori che dei produttori agricoli. Occorre uscire dall’attuale confusione e garantire un’informazione puntuale e trasparente.

Il problema va affrontato con la dovuta incisività pure in Italia. Sono doverosi i controlli che si stanno facendo, ma è necessario che si avvii subito un’informazione capillare nei confronti dei consumatori che, davanti a questi casi, restano completamente disorientati e rispondono solo riducendo gli acquisti dei prodotti “incriminati”.

Non bastano le assicurazioni, pur importanti, da parte delle autorità sanitarie, occorre che si diano indicazioni chiare anche sull’etichettatura che per il settore dell’ortofrutta deve contenere per legge il luogo di origine del prodotto.

Il governo -sostiene la Cia- deve attivarsi immediatamente a livello europeo e reclamare un’azione concreta per sgombrare il campo da ogni dubbio su questa vicenda. Nello stesso tempo è necessario che si predispongano gli strumenti operativi necessari per intervenire a sostegno dei produttori agricoli colpiti pesantemente da questa nuova emergenza.

Rispondi

Please enter your comment!
Please enter your name here