C’era una volta Saigon, capitale del Vietnam del Sud. Oggi la città esiste ancora, ma si chiama Ho Chi Minh City in onore del rivoluzionario fondatore della Repubblica Socialista del Vietnam e il Vietnam del Sud è diventato semplicemente l’area geografica più meridionale del paese riunificato nel 1976.
Ancora oggi, a 50 anni dalla guerra del Vietnam, sugli abitanti del Sud pesa l’ombra di aver collaborato all’epoca con gli Stati Uniti d’America, fino al punto che gli impieghi pubblici – estremamente ambiti perché sono gli unici a garantire una pensione – sono ancora preclusi a chi in famiglia ha avuto all’epoca collaborazionisti fino alla terza generazione (padri, nonni e bisnonni!). E, come prevedibile, chi vive nel Sud non esprime il massimo apprezzamento per il governo socialista anche se questo malcontento viene poco più che bisbigliato e mai manifestato in presenza di stranieri, anche se in Vietnam dell’idea socialista è rimasto solo un certo autoritarismo, mentre sul piano economico il Paese è grandemente proiettato verso uno scenario decisamente capitalistico.
Il commercio è un’abitudine radicata in tutte le famiglie vietnamite, tanto che la tipica casa vietnamita, stretta e lunga, ha praticamente sempre un’attività commerciale posta sul fronte strada in cui si vende qualsiasi cosa, purché si venda.
Attraversando Ho Chi Minh City ci si rende conto che in questa grande metropoli di 14 milioni di abitanti e altrettanti milioni di ciclomotori il governo vietnamita ha dato il massimo dal punto di vista della modernizzazione e del cambiamento d’immagine. Un vero e proprio centro storico non esiste più. Al suo posto svettano coloratissimi grattacieli con scenografici giochi di luce, edifici moderni e grandi strade a scorrimento veloce. L’evoluzione tecnologica del Vietnam corre velocissima e si palpa a ogni angolo di strada.
Un modo pratico per avere una panoramica del moderno centro cittadino è una escursione su uno dei tanti bus turistici scoperti che permettono un ottimo assaggio, soprattutto di sera, della scintillante città vietnamita. Oppure, in alternativa, ci si può sedere comodamente ai tavoli degli eleganti ristoranti che dalla vertiginosa altezza di diversi grattacieli offrono una visione aerea tutt’intorno.
Cosa vedere a Ho Chi Minh City?
Si può andare a curiosare al Mercato di Ben Thanh, che conta quasi 1.500 bancarelle ed è famoso per la sua atmosfera vivace, la cucina tradizionale, le spezie e l’artigianato. Sicuramente offriranno uno spunto fotografico i venditori di insetti commestibili. Molti stranieri storcono il naso ma se si ha il coraggio di assaggiarli si scoprirà che si tratta di snack gustosi dal sapore tutt’altro che disgustoso.
Se avete voglia di vedere qualcosa di tradizionale potete recarvi al Golden Dragon Water Puppet Theater, il più grande teatro di marionette d’acqua della città. L’arte tradizionale di queste marionette risale all’XI secolo. Le storie vengono raccontate attraverso la musica mentre i burattinai sono celati in piedi nell’acqua dietro graticci di canne durante la rappresentazione che dura circa 45 minuti.
Un altro modo per approfondire la conoscenza del Vietnam è visitare il Museo di Storia Vietnamita che espone oltre diecimila oggetti e documenti e ospita 21 mostre di arte asiatica.
E poi, naturalmente, fatevi sorprendere dalle architetture neoclassiche, dai grattacieli ultramoderni, dai ponti illuminati con i colori più incredibili e, soprattutto, lasciatevi tentare dalle migliaia di ristoranti sparsi per la città.
Una visita imperdibile, a circa 75 km da Ho Chi Minh City, è quella dei Tunnel di Cu Chi. Durante l’occupazione americana uno dei modi con cui i vietnamiti riuscirono a resistere al potente esercito degli Sati Uniti, fu quello di sparire letteralmente sottoterra costruendo una rete di centinaia, forse migliaia di chilometri di anguste gallerie e ricoveri sotterranei perfettamente camuffati e imprendibili grazie a moltissimi stratagemmi creati con astuzia e determinazione.
A Cu Chi un’area di questo incredibile labirinto è stata messa in sicurezza per permettere ai visitatori di vedere le strategie che i vietnamiti misero in campo per resistere alle truppe americane. È davvero stupefacente rendersi conto degli spazi estremamente angusti, degli ingressi invisibili, dei sistemi di aerazione e delle ingegnose e crudeli trappole che vennero escogitate per combattere i soldati americani.
La cosa curiosa è che durante la visita si sentono in continuazione spari di armi da fuoco, dando l’impressione che si tratti di effetti sonori per rendere in qualche modo più realistica la visita. Verso la fine del percorso si scopre che il rumore proviene da un adiacente poligono di tiro dove fanatici delle armi pagano fior di quattrini per sparare su sagome e bersagli.
Per concludere, nelle verdi campagne che circondano l’ex-capitale, si può fare la simpatica esperienza della navigazione nei canali laterali della ricca rete fluviale del delta del Mekong. Ampiamenti sfruttati per fini agricoli, questi suggestivi canali vengono percorsi con barche strette e lunghe che si insinuano tra la fitta vegetazione. Si tratta di una gita interessante sia da un punto di vista paesaggistico, sia da un punto di vista culturale perché permette di venire a contatto con gli ambienti rurali della zona, le loro tradizioni e abitudini alimentari.
Il nostro giro in Vietnam finisce qui, ma ci attende un’ultima emozionante esperienza di viaggio: la Cambogia!
Naturalmente nel prossimo e ultimo capitolo di questa miniserie dedicata all’Indocina.
Rileggi i precedenti racconti
Viaggio in Indocina in 5 capitoli: il Laos