Il suolo è fonte di vita, tutela gli ecosistemi e garantisce sicurezza alimentare. Per aumentare la consapevolezza del ruolo fondamentale di questa preziosa risorsa e promuoverne una gestione sostenibile, la FAO ha istituito una Giornata Mondiale dedicata, che quest’anno ha come tema “Preservare il suolo per garantire la vita”.
In occasione di questa ricorrenza che cade ogni 5 novembre – che arriva a pochi giorni di distanza dalla decisione dell’Europarlamento di respingere la proposta di Regolamento avanzata dalla Commissione nel giugno 2022 che puntava a dimezzare l’uso dei pesticidi nell’Ue entro il 2030 – FederBio evidenzia come tale decisione sia in netto contrasto con gli obiettivi del Green Deal e come sia invece sempre più urgente una svolta verso l’agroecologia per la tutela della salubrità dei terreni. Non utilizzando sostanze chimiche di sintesi, ma basandosi su pratiche agroecologiche rispettose dell’ambiente, l’agricoltura biologica e biodinamica contribuiscono, infatti, a migliorare la struttura e la fertilità del suolo e a mitigare i cambiamenti climatici.
“Bocciare il regolamento per la riduzione dei fitosanitari chimici nei campi e quindi, di fatto, la strategia Farm to Fork che ne prevedeva il dimezzamento entro il 2030, è stata una decisione autolesionistica, che comporterà conseguenze molto gravi – afferma Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio – L’uso prolungato di pesticidi fatto in questi anni dall’agricoltura intensiva è, infatti, tra le principali cause che hanno portato al degrado di molti terreni che stanno sempre più avvicinandosi allo stato di desertificazione. Degenerazioni preoccupanti anche perché, come attesta la FAO, il 95% del cibo che consumiamo proviene dai campi. Il suolo è una risorsa naturale preziosa, dove si concentra il 90% della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi, ecco perché è fondamentale tutelarne la fertilità”.
FederBio sottolinea, inoltre, come la maggior quantità di materia organica presente nei campi biologici li renda in grado di trattenere grandi quantità di acqua, prevenire l’erosione e accrescere il sequestro di carbonio favorendo una maggiore presenza di animali e microrganismi benefici come batteri, funghi, insetti e lombrichi.
Sull’importante ruolo dei lombrichi negli ecosistemi del suolo si è concentrato un recente studio dei ricercatori dell’Università di Stanford, pubblicato sulla rivista Nature Communications. Grazie alla loro capacità di decomporre materiale organico e rilasciare preziosi nutrienti, i lombrichi contribuiscono a incrementare i rendimenti cerealicoli globali annui. Inoltre, aiutano le piante a proteggersi contro i comuni agenti patogeni del suolo, stimolandone le difese.
Questi preziosi alleati della biodiversità sono però minacciati dall’elevato utilizzo di sostanze chimiche delle tecniche intensive, dal degrado e dall’urbanizzazione del suolo.
Secondo il Rapporto ISPRA 2023, il consumo di suolo sta crescendo a ritmi insostenibili. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale evidenzia che la trasformazione del territorio agricolo e naturale in aree artificiali ha raggiunto i 2,5 metri quadrati al secondo, quasi 77 chilometri quadrati in un anno, con inevitabili ripercussioni su paesaggi, habitat ed ecosistemi naturali.
“Il consumo, il degrado del territorio e la perdita delle funzioni degli ecosistemi continuano, però, a ritmi sempre più insostenibili – prosegue la presidente di FederBio – Studi della FAO stimano che oltre il 33% dei terreni mondiali sia moderatamente o fortemente degradato. Siamo dunque di fronte a un suolo malato, per curarlo serve il contributo di tutti, perché il suo stato di salute è strettamente legato anche alle nostre abitudini alimentari. Preferire alimenti biologici rappresenta una scelta consapevole. L’agricoltura biologica rispetta la terra e i suoi ritmi, preserva la biodiversità e favorisce il benessere degli animali e dei microrganismi che vivono nel suolo. Inoltre, contribuisce a ridurre l’inquinamento e a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici che sono sempre più frequenti ed estremi. Una gestione sostenibile del suolo è fondamentale perché, come ci ricorda questa Giornata mondiale, è fonte di vita”.
Il suolo è una delle risorse più preziose perché limitata e non rinnovabile. Serve un uso sostenibile ed efficiente del suolo in Italia e in Europa.
Italia: fragile ma con la maggiore diversità di suoli
L’Italia è il Paese europeo con la maggiore diversità di suoli. Sul nostro territorio abbiamo 25 diversi tipi di suolo, rispetto ai 30 riconosciuti a livello globale dalla FAO. A tale diversificazione si associa una biodiversità fino a dieci volte maggiore a quella degli altri Paesi europei. Questa straordinaria biodiversità del suolo contribuisce attivamente a numerosi servizi ecosistemici, tra cui la formazione del suolo stesso e la sua capacità di fornire e trattenere acqua ed elementi nutritivi, la regolamentazione di parassiti e malattie delle piante, il sequestro o la movimentazione di contaminanti. E ancora, dopo gli oceani, i suoli sono i più grandi serbatoi di carbonio e svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione della crisi climatica.
L’Italia è un territorio fragile dal punto di vista idrogeologico: frane e alluvioni sono fenomeni diffusi, ricorrenti e pericolosi in costante aumento anche a causa del cambiamento climatico. E le città, le aree urbane sono quelle più vulnerabili. I
l consumo di suolo incide sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico: oltre 900 ettari di territorio nazionale sono stati resi impermeabili in un solo anno nelle aree a pericolosità idraulica media.
La cementificazione contribuisce così a rendere il nostro Paese meno sicuro perché l’impermeabilizzazione del suolo aumenta il rischio di disastri: negli ultimi cinquant’anni (fra il 1972 e il 2021) frane e inondazioni hanno provocato 1.610 morti (di cui 42 dispersi), 1.875 feriti e oltre 300 mila evacuati e senza tetto. Nessuna Regione esclusa (Irpi-CNR 2023).
Da eventi eccezionali e sporadici, gli eventi meteorologici estremi sono ormai la regola: negli ultimi 4 anni grandi alluvioni e frane hanno travolto la Penisola da Nord a Sud, Sicilia e Calabria, Piemonte, Marche, Emilia-Romagna le regioni devastate.