Lo stop alla pesca illegale rappresenta un fattore importante per un settore che nel giro di due anni ha perso il 12 per cento della produzione. E’ quanto afferma ImpresaPesca Coldiretti in riferimento alla presentazione dei risultati dell’attività ispettiva di vigilanza e controllo portata avanti dalle Capitanerie di porto e dal Ministero sull’intera filiera della pesca nel 2010.

Nel giro di due anni il settore ittico ha perso il 12 per cento della produzione e l’11 per cento dei ricavi, sulla base degli ultimi dati resi noti dall’Irepa, l’Istituto di Ricerche Economiche per la Pesca e l’Acquacoltura.

Una situazione che ha finito per impoverire i pescatori italiani e favorire la concorrenza dei prodotti stranieri, con le importazioni dall’estero che nei primi otto mesi del 2010 hanno fatto segnare un aumento del 2 per cento.

“Occorre tolleranza zero verso chi fa della pesca di frodo una vera e propria attività economica, prelevando pesci di piccola taglia alla faccia delle normative e danneggiando i pescatori onesti – spiega Tonino Giardini, presidente di ImpresaPesca Coldiretti – In tale ottica è importante soprattutto un rigido controllo delle dimensioni delle maglie delle reti, poiché in questo modo si tutelano la risorsa ittica e il lavoro delle imprese. Al tempo stesso occorrerebbe reintrodurre una soglia di tolleranza per le catture accidentali a tutela di chi svolge in maniera corretta il proprio lavoro ma si ritrova a rischiare pesanti sanzioni solo per essersi ritrovato nelle reti anche un solo pesce sotto misura. Oltre a ciò, serve fermare le deroghe alle pesche speciali, come quella del bianchetto, che catturano le varietà più giovani di sarde, acciughe, saraghi e altro pesce azzurro con grave danno per la risorsa ittica”.

Il settore della pesca vede impegnate 13.300 imbarcazioni, mentre la top-ten delle produzioni è guidata dalle acciughe (54.312 tonnellate), seguite da vongole, sardine, naselli, gamberi bianchi, seppie, pannocchie, triglie, pesce spada e sugarelli. La classifica delle produzioni per volume di fatturato vede invece primeggiare il nasello (90,5 milioni di euro), davanti ad acciughe, seppie, gamberi bianchi, scampi, pesce spada, gamberi rossi, vongole, pannocchie e sogliole.

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