AVELLINO. Dopo il terremoto dell’Ottanta il borgo medievale di Quaglietta ha smesso di vivere. E’ rimasto sospeso a lungo, immerso in quel silenzio pesante, costellato da macerie.
Siamo nell’Alta Valle del Sele, quella parte che ricade nella provincia di Avellino e dove la natura la fa da padrona. Fino al 1928 comune autonomo, successivamente fu accorpato al comune di Calabritto, di cui ora risulta frazione.


Una storia gloriosa alle spalle, interrotta da un evento catastrofico che ne ha quasi cancellato i tratti. L’aver fatto parte del Principato Citra ne ha determinato usi e costumi, più dei confini geografici. Un forte simbolo dell’antico abitato è ancora oggi il Castello che veglia sull’intero borgo.
Nato, forse, come presidio militare ad opera dei Longobardi, certamente gode di una posizione invidiabile. A pianta quadrilatera si articola attorno ad un cortile, sul quale si affaccia la dimora feudale.

Vi si accede attraversando il borgo medioevale e sembra ancora difenda quell’altrettanto antica “Via” che da Salerno giungeva fino a Siponto, in Puglia, presso il Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano. Una strada nata per i pellegrini e costellata di significato.
Un luogo che merita una passeggiata lenta per godere di un’atmosfera unica: sarà per le pietre delle antiche abitazioni che raccontano a chi sa ascoltare, ma soprattutto per un paesaggio rigoglioso che lo avvolge e si lascia osservare.
Ad aver segnato un nuovo capitolo della vita di questo antico insediamento vi sono due date importanti: la prima è quella del 1996, anno in cui si cominciò a parlare di progetti di recupero e restauro a cura della Comunità Montana Terminio Cervialto (e a cui sono seguiti finanziamenti europei e l’impegno di diversi enti territoriali).


La seconda è quella dell’8 agosto 2018, quando il borgo medievale di Quaglietta (quasi del tutto recuperato ormai) è stato inaugurato come albergo diffuso e ristorante, affidato per quindici anni ad una giovane società costituita da tre ragazzi irpini.
Per ora sono all’incirca un centinaio i posti letto complessivi disponibili, per circa una ventina di alloggi funzionanti che, potenzialmente, potrebbero addirittura raddoppiare. Numerose le iniziative che vedono il borgo ospitare workshop, gruppi di studenti e progetti associativi.
Una concreta possibilità di rilancio, per una comunità di meno di quattrocento persone che, ogni giorno, fa i conti con l’emorragia dell’emigrazione. La mancanza di lavoro e di servizi qui diventano spesso difficoltà insormontabili.
Ma la zona ha tutte le potenzialità per scommettere sul turismo rurale, storico e naturalistico e merita attenzione, soprattutto per quell’autenticità e l’accoglienza tipica dell’entroterra e della cultura locale.


Nei dintorni, oltre al borgo, sono tante le attrattive: le terme di Contursi, il Santuario di S. Gerardo a Materdomini e le cascate dell’Oasi WWF “Valle della Caccia” di Senerchia.
Recarsi a Quaglietta, come in ogni luogo in cui la resilienza produce risultati e riconquiste, è un importante gesto di sostegno verso chi non ha perso la speranza.

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