CINQUE TERREChe in Piemonte stiano cercando di “sfruttare” il brand Cinque Terre fondando le Cinque Terre del Monferrato, non meraviglia. Si tratta di uno dei territori italiani più frequentati e più conosciuti all’estero, un riferimento che lascia presagire – soprattutto a chi arriva dall’Europa del Nord – cosa sono l’Italia ed il Mediterraneo.

“Cinque Terre” è un nome che nacque tra quattro mura al fine di tentare di unificare cinque perle che, di fatto, fino all’istituzione del Parco Nazionale, erano cinque micro-mondi a sé.

Borghi sul mare che distavano pochi chilometri e che in realtà non si conoscevano, non si frequentavano. Aver dato loro un tetto sotto cui sentirsi parte di una famiglia più grande è il vero merito dell’ente parco che quest’anno festeggia i suoi 30 anni.

Un anno di anniversari il 2013, visto che anche la DOC Cinque Terre compie gli anni della maturità: i 40.

E’ con queste promesse e con la volontà di far conoscere una piccolissima e preziosa produzione che nasce Re Sciachetrà, un progetto che parte con un week-end rivolto ad esperti del settore, giornalisti enogastronomici ed appassionati, ma che guarda molto più in là. Per tre giorni si sono susseguite visite in cantina, passeggiate tra borghi e vigne, nonché un convegno pubblico ed una degustazione aperta al grande pubblico che si è tenuta sul suggestivo molo di Monterosso al mare.

DEGUSTAZIONE

L’obiettivo è innanzitutto creare un appuntamento annuale che funga da osservatorio rispetto ad una produzione eccellente ed identitaria come il passito delle Cinque Terre, ed in secondo luogo (non per importanza) stendere le basi per realizzare un Consorzio di produttori volti alla promozione.

In fondo lo Sciacchetrà ed il suo territorio, celebrato nella storia da grandissimi cantori e letterati, è conosciuto solo in piccola parte. Note sono le sue coste frastagliate, i borghi a picco sul mare, quei terrazzamenti guardati da lontano, ma non il suo cuore. Che sta dentro alle vigne e a quei minuscoli letti di terra ricavati con tanto sudore e desiderio di poter continuare ad allevare viti, ulivi, orti.

Provare ad utilizzare la monorotaia, camminare tra i filari a picco sul mare, comprendere che per molti quel mare restava qualcosa da guardare solo dall’alto, fa sì che si comprenda la vera essenza di un territorio più agricolo che marinaro.

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Ma certo non si può pensare che il mare non abbia condizionato gusti, gastronomia, stile di vita, destini. Il mare è nella sapidità degli ortaggi, del vino, dei piatti locali, dove il sale non manca mai, accanto al pesce che qui ha trovato il suo porto.

Le alici sopra ogni altro, cucinate e proposte da molti ristorantini locali in decine di versioni differenti. Ce n’è per tutti i gusti, da chi la mangia appena appena “cotta” dalla marinatura a chi la sceglie ripiena con le bietole, il pane e un po’ di “ciccia”.

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Il suo colore intenso, la corposità che si attarda sulle pareti del bicchiere, quella lunga bocca di frutta matura, d’albicocca e di mandorle, ne fa comunque il simbolo ed il re delle Cinque Terre. Ecco perché – durante la manifestazione che si è tenuta dal 30 agosto al 1° settembre – 9 produttori hanno espresso la volontà di unirsi in suo nome.

SCIACHETRA'

Si tratta di Begasti, Buranco, Burasca, Cantine Litan, Cheo, Currarino, Forlini Capellini, Sassarini, Bonanini. 9 realtà con proprie identità, forti della complicità di microclimi e di metodi di appassimento e lavorazioni che producono altrettanti e differenti passiti.

Ma il villaggio globale chiede più che mai unione per potersi raccontare, proponendo dapprima una storia, poi un territorio ed infine un nettare che se bene accompagna dolci secchi con frutta secca, può restare un regalo da meditazione per giorni importanti.

Le Cinque Terre oltre il mare, sono un’agricoltura eroica e certosina che merita di certo un viaggio ed un brindisi!

Antonella Petitti

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