POLLENZO (CN). «È un onore per me partecipare all’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche. L’agricoltura e la gastronomia sono profondamente connesse, le nostre scelte per l’una non possono che condizionare la qualità dell’altra. Ed è proprio per questo che i progetti portati avanti dall’Università sono oltre che rilevanti, soprattutto complementari alla Politica Agricola Comune (PAC), in quanto rafforzano i principi su cui vogliamo puntare per la sua riforma. In particolare mi riferisco a una migliore organizzazione della produzione, della qualità dei prodotti agricoli e della sostenibilità. Questi, a mio avviso, sono e devono rimanere i punti chiave per la crescita e gli sviluppi del futuro della nostra agricoltura. Dobbiamo decidere insieme quale agricoltura vogliamo». Questo l’invito del Commissario Europeo all’Agricoltura e Sviluppo rurale Dacian Cioloş, a Bra per inaugurare l’anno accademico dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

«La necessità di queste politiche corrisponde all’esigenza di tutela di un patrimonio immenso che i popoli del continente sempre più avvertono come bene comune cui dare il giusto rilievo. La sensibilità comune pone al centro la questione ambientale, la difesa della biodiversità, il superamento di iniquità e ingiustizie un’attenzione al reddito dei contadini, dei pescatori e del variegato mondo della produzione attraverso un giusto prezzo e un sostegno pubblico vincolato a pratiche virtuose», conferma e sostiene quanto auspicato dal Commissario Cioloş, Carlo Petrini, presidente di Slow Food e dell’Università.

E se è vero che il valore economico del comparto agricolo costituisce una delle principali voci di bilancio dell’Unione, come sottolineato dal Commissario europeo, diventa indispensabile sviluppare maggior consapevolezza e sensibilità nella società civile verso un patrimonio che si caratterizza per la forte diversità di interessi, risorse, luoghi, storia, economie e savoir-faire.

«Per affrontare il cambiamento necessario, i nuovi modelli alimentari e agricoli dovrebbero incorporare il sapere tradizionale nei sistemi di conoscenza scientifica, attivando una potente innovazione. A ben vedere questa è proprio l’intuizione più forte di Slow Food e del grande lavoro di Terra Madre che da sempre indirizza le idee e guida le pratiche di questa piccola Università» ribadisce Petrini.

E il successo di questa intuizione è confermato da quello dell’accademia di Pollenzo: «in solo otto anni di vita sono oltre mille gli studenti che hanno frequentato i corsi dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, riunendo ragazzi provenienti da oltre 60 nazioni» spiega Piercarlo Grimaldi, Rettore dell’ateneo, che conclude: «a oggi il 74% dei laureati è occupato, con una media del 60% che ha trovato lavoro a due mesi dalla laurea».

La centralità del cibo e della produzione alimentare è oggi quanto mai evidente; Petrini e Cioloş sono d’accordo nel ribadirne la dimensione culturale, ambientale, sociale, politica quanto economica. E la straordinaria complessità della cultura del cibo è la base fondativa dell’Ateneo di Pollenzo che, proprio come auspicato dal Commissario europeo nel suo intervento, invita a riflettere sulla condizione particolare del lavoro dell’agricoltore: non solo un’attività economica e produttiva, ma anche una pratica che influenza l’ambiente, la salute e la collettività.

Il futuro dell’agricoltura di piccola scala è a rischio e finora le attuali disposizioni per lo sviluppo rurale si sono rivelate inadeguate a soddisfare le loro esigenze. La popolazione sta invecchiando e sono sempre meno i giovani impegnati nel settore agricolo: in Europa, tra il 2000 e il 2007 gli agricoltori con meno di 35 anni sono diminuiti in modo drastico, con picchi del 42%. In Italia per ogni imprenditore agricolo under 35, ce ne sono 15 con più di 65 anni di età.

L’introduzione dei “pagamenti verdi” è una novità rilevante e tra i criteri di assegnazione riveste un ruolo di primaria importanza la rotazione delle colture, fondamentale per aiutare gli agricoltori a migliorare la loro capacità di resilienza ambientale, garantendo la fertilità del suolo, una minore dipendenza dai pesticidi e un guadagno agronomico ed economico per l’azienda agricola a medio termine.

Ci auspichiamo che il percorso che porterà all’approvazione della nuova PAC vada in questa direzione coinvolgendo attivamente tutta la società civile, dagli agricoltori ai co-produttori.

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