La città di Napoli convive da sempre con i suoi estesissimi sotterranei, un vero labirinto di gallerie e ambienti scavati nel tufo, utilizzati e riutilizzati nel tempo per vari scopi, con sorprese che continuano a venire continuamente alla luce.
Il tufo è una roccia di origine vulcanica, leggera e facilmente lavorabile. Largamente presente nell’area vesuviana venne utilizzato per secoli come materiale da costruzione, anche perché immediatamente disponibile: in pratica si scavava in profondità per costruire al di sopra.
In questo modo sotto le costruzioni venivano create cavità sempre più grandi, che furono fatte poi confluire tramite una rete di gallerie, utilizzate nel corso della storia come luogo di sepoltura, cisterne e pozzi per l’acqua, scantinati, camminamenti segreti e in epoca più recente, rifugi antiaerei.
Questo giustifica il fatto che i percorsi sotterranei di Napoli resi fruibili ai visitatori siano nel tempo aumentati, almeno quando sono state create le condizioni per permettere una visita in sicurezza.

Le origini della Galleria Borbonica

Uno di questi affascinanti luoghi sotterranei è la Galleria Borbonica, la cui realizzazione avvenne per volontà di Ferdinando II di Borbone che nel 1853 firmò un decreto per la sua realizzazione.
Lo scopo era di creare sotto al Monte Echia una galleria che mettesse in collegamento il Palazzo Reale con Piazza Vittoria, quindi vicino al mare e alle caserme militari. Una via di fuga, in poche parole, visto il pericolo scampato durante i moti del 1848.
Durante i lavori di scavo di quella che venne chiamata Galleria Reale, furono intercettati numerosi ambienti sotterranei preesistenti, soprattutto cisterne e pozzi, e questo rese necessari diversi artifizi ingegneristici sia per superare gli ostacoli, sia per preservare l’approvvigionamento dell’acqua agli edifici che ne usufruivano da secoli. Vennero realizzati ponti, archi, deviazioni e pozzi verticali per conciliare le esigenze del nuovo percorso sotterraneo con quelle della popolazione residente.
Dopo tre anni di lavori realizzati completamente a mano, la Galleria venne inaugurata in pompa magna nel maggio del 1855.
Abbandonata dopo l’unificazione d’Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale la Galleria e tutti gli ambienti collegati diventarono uno dei tanti rifugi antiaerei della città, unica difesa per migliaia di napoletani contro le centinaia di bombardamenti operati dalle forze alleate prima, e dai tedeschi successivamente.
Vennero realizzati, per quanto fu possibile, servizi igienici e ambienti per dormire, ma è facilmente immaginabile quanto fossero disperate e disagiate le condizioni di vita di chi rimase nel sottosuolo sia durante la guerra, sia dopo, perché gran parte degli edifici abitabili di Napoli era andato distrutto.
Alla fine della guerra, e fino al 1970, una parte della Galleria venne utilizzata come deposito giudiziario, e per tale motivo furono rinvenute anche auto e motociclette di ogni genere ed epoca, lasciate lì a testimoniare l’ultima funzione pubblica che ebbe in quell’area il sottosuolo.
Ai nostri giorni la visita alla Galleria Borbonica restituisce tutta questa storia, come una sorta di libro che viene sfogliato passo dopo passo.

La visita alla galleria Borbonica

Le esperte guide che conducono i turisti lungo il percorso mostrano ciò che rimane delle antiche cisterne, dell’acquedotto seicentesco, delle incredibili scale scavate nel tufo utilizzate dagli addetti alle cisterne, i “monacielli”, così chiamati perché a causa dell’umidità portavano la testa coperta da un cappuccio.

I tanti reperti, legati al tempo in cui i napoletani vissero lì parte della loro esistenza per proteggersi dalle bombe, sono quasi come una sorta di museo nel museo, con le antiche automobili e i motocicli corrosi dal tempo e coperti dalla polvere, destinati a essere l’immagine immortale e più iconica di questo affascinante percorso.

Tutte le informazioni per la visita sono ottenibili sul sito ufficiale:

www.galleriaborbonica.com

o chiamando i numeri +393662484151 o +390817645808

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