Impossibile non conoscere questo imponente castello che sembra sorgere dalle acque di fronte al lungomare di Napoli. È una delle sue immagini iconiche ed è anche il castello più antico della città, intriso di miti, leggende ma anche di storie vere che incominciano ben oltre due millenni fa.
L’isolotto su cui sorge si chiama Megaride. La leggenda vuole che su di essa si trovi il sepolcro della sirena Partenope, la storia invece ci tramanda la fondazione, da parte di coloni greci, della città di Parthenope.

La storia di Castel dell’Ovo

Nel I secolo a.C., in epoca romana, Lucio Licinio Lucullo vi fece costruire una sontuosa villa con terme, portici, orti e piscine, circondata da alte mura, tanto da prendere il nome di Castrum Lucullanum. È qui, in una sfarzosa sala da pranzo dedicata ad Apollo, che avvenivano le magnifiche cene a cui partecipavano anche Pompeo e Cicerone tramandateci dalla letteratura latina. Una villa che, come ci riferisce Plutarco, era anche riferimento artistico e culturale dell’epoca, con la presenza di una importantissima biblioteca. Fortificata dall’imperatore Valentiniano verso la fine dell’Impero Romano, accolse in prigionia anche l’ultimo degli imperatori, Romolo Augustolo.
Nel V secolo d.C. sull’isolotto arrivarono dall’Oriente i monaci basiliani che scavarono ambienti rupestri nel tufo per vivervi in completo isolamento. A loro subentrarono successivamente i monaci benedettini che vi realizzarono orti e cenobi e fondarono la chiesa di San Salvatore, ancora oggi presente all’interno dell’attuale castello. All’inizio del X secolo, tuttavia, l’area fu evacuata e poi anche fortificata perché ritenuta troppo pericolosa a causa di una nuova minaccia che giungeva dal mare: le orde saracene.
È nel XII secolo, tuttavia, che avvenne la completa trasformazione dell’isola in senso militare.

Il normanno Roberto il Malo fece costruire la prima torre, detta Normandia, sull’estrema propaggine dell’isola in quanto si trattava del punto più vulnerabile. Successivamente, nel XIII secolo, Federico II di Svevia fece erigere altre tre torri e rinforzò talmente le difese da decidere di custodire nel castello il tesoro reale. In questo periodo il castello era conosciuto come Castrum Salvatoris ad Mare, dal nome dell’antica chiesa edificata secoli prima.
Gli angioini, nella persona di Carlo I, effettuarono a più riprese altri lavori di rinforzo e seguirono l’esempio degli Svevi nell’affidare alla massiccia struttura la custodia del tesoro regio, nonostante il trasferimento della corte a Castel Nuovo, i cui lavori erano iniziati nel 1278.

Castel dell’Ovo e la leggenda dell’uovo

È in epoca angioina che nasce la leggenda dell’uovo magico di Virgilio, all’epoca ritenuto anche un potente mago. Nella Cronaca di Partenope si narra che nell’uovo Virgilio avesse concentrato il destino del castello e della città. L’uovo, custodito in un luogo segreto del castello, all’interno di una caraffa di vetro a sua volta contenuta in una gabbia di ferro, non avrebbe mai dovuto rompersi, pena la distruzione di ogni cosa.
Quando nel 1370 una terrificante tempesta colpì il golfo di Napoli, si ebbe il crollo dell’arco naturale su cui poggiava il castello, che pure subì notevolissimi danni. In quell’occasione la Regina Giovanna dovette rassicurare la popolazione che l’uovo era ancora integro e nessuna sventura si sarebbe abbattuta sulla città. Questa conformazione del castello realizzato su un arco è ben rappresentata nella Tavola Strozzi custodita nel Museo di San Martino.


I lavori di ristrutturazione che si resero necessari dopo il crollo e i successivi attuati da Alfonso V d’Aragona, modificarono profondamente la fisionomia del castello per adattarlo alle armi da fuoco che intanto erano comparse negli scenari bellici, ribassando e rinforzando le preesistenti torri medievali. Gli adattamenti militari proseguirono a più riprese fino al XVIII secolo, dando a Castel dell’Ovo la fisionomia che oggi conosciamo.

Visitare Castel dell’Ovo

La visita al castello, gestito dal Comune di Napoli dal 1999, è gratuita e permette di visitare soprattutto i camminamenti all’interno della fortezza e le terrazze panoramiche da cui la vista spazia sulla città e su tutto il golfo di Napoli. I cannoni presenti sulle terrazze ricordano i tempi in cui la fortezza faceva strategicamente parte della linea di difesa della città.
A metà del percorso, che attraversa in leggera salita la struttura, si trova anche la sede della sezione campana dell’Istituto Italiano dei Castelli che spesso organizza visite gratuite per una conoscenza più approfondita, permettendo anche l’accesso a spazi non sempre accessibili come la suggestiva Sala delle Colonne, di epoca medievale, realizzata con colonne di spoglio, all’epoca adibita a refettorio conventuale.

E il famoso uovo che fine ha fatto?
Passando per la sede dell’Istituto Italiano dei Castelli si accede a una scala che porta a un livello inferiore. Qui, in un piccolo vano terminale è custodita la gabbia con la caraffa e con l’uovo. Certo, non è l’originale, ma evoca comunque suggestione e un pizzico di magia!

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