di Daniela Marfisa

È una bevanda antichissima e diffusissima, dalle innumerevoli proprietà benefiche: il tè.

Originario della Cina, il tè ha fatto il giro del mondo, arrivando a conquistare il palato e il cuore di schiere di appassionati, tanto da meritarsi appellativi quali “panacea di tutti i mali” e “saggezza liquida”.
Nel corso dei secoli il tè è stato moneta di scambio, ha provocato atti di protesta come il famoso Boston Tea Party, ha avuto il potere di cambiare delle vite.
Tra gli estimatori rimasti ammaliati dal suo fascino, il napoletano Giuseppe Musella. Dal 2009 il tè è non solo la sua professione, ma anche il suo interesse primario. Una passione talmente forte da essere impressa indelebilmente sulla sua pelle sotto forma di tatuaggi.
Giuseppe è infatti il cofondatore, insieme alla moglie Antonella Spiniello, del primo tea shop partenopeo, Qualcosa di tè.
Un’impresa inizialmente nata dal desiderio di mutare il proprio personale indirizzo lavorativo e dalla constatazione di una lacuna nel panorama commerciale partenopeo, che si è trasformata via via in un solido progetto dedito alla diffusione della cultura del tè nella città di Napoli.
Un percorso che ha richiesto studio, lavoro e viaggi per affinarsi e completarsi.

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A partire dal 2013, Giuseppe si reca ogni anno in Cina, prevalentemente nella provincia dello Yunnan, per acquistare le preziose foglioline direttamente dai contadini. Durante il soggiorno, alloggia presso le loro abitazioni, vive l’attesa e il momento del raccolto, assiste alla lavorazione (che avviene in tempi molto brevi dopo la raccolta). Dai coltivatori ha mutuato il profondo rispetto per il tè. Qui ha imparato ad amare il Pu-Erh, il tè più antico, uno dei più venduti al mondo, dalle molteplici virtù positive per la salute e il metabolismo. Un tè dalla lavorazione totalmente manuale e un sapore molto particolare, “di terra bagnata da pioggia recente” secondo la definizione dei cinesi stessi.

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In Cina Giuseppe ha anche conseguito – primo in assoluto tra gli europei – la certificazione di Tea Sensitivity relativa ai tè di roccia.
Giuseppe Musella ci fornisce qualche indicazione di base per coloro che desiderino approcciarsi al mondo del tè e scegliere consapevolmente un tè naturale (non aromatizzato) in foglie.

Occorre innanzitutto ricordare che tutto il tè che conosciamo proviene da una sola pianta, la Camellia sinensis. Il sistema di classificazione cinese prevede le seguenti tipologie: bianco, giallo, verde, oolong, rosso e nero. Ciò che distingue l’una dall’altra è la lavorazione e il grado di ossidazione delle foglie.

È sbagliato domandarsi quale sia il tipo di tè con minore quantità di caffeina: essa dipende infatti da vari fattori legati alla produzione.

Il prezzo è un indicatore fondamentale. Se molto basso, è segno di scarsa qualità. Bisogna infatti tenere conto che tra le foglie fresche e il prodotto finito c’è una considerevole perdita di peso, perciò un buon tè non potrà essere troppo economico.

Un altro aspetto da non sottovalutare nella scelta del tè è il giardino di provenienza, determinante ai fini delle caratteristiche organolettiche.

Per chi è agli inizi, non serve un’attrezzatura particolare per ottenere una buona tazza di tè. Si può tranquillamente partire dal metodo di infusione all’occidentale (acqua calda sulle foglie, tempi di infusione lunghi) per poi arrivare a quello orientale, che necessita di accessori appositi come il gaiwan, la tazza tradizionale cinese priva di manico.

L’universo del tè è variegato e multiforme: non solo può essere bevuto tal quale, ma può essere abbinato a piatti salati, utilizzato per cucinare, o impiegato per la realizzazione di cocktail.

Il tè è un compagno quotidiano: non esiste una tipologia migliore in assoluto, né un momento più indicato per berlo. A ciascuno ciò che desidera.

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Qualcosa di tè

Via San Biagio Dei Librai, 1

NAPOLI

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