Emergono prove inequivocabili sul legame tra inquinamento atmosferico e tumore polmonare anche nei non fumatori.

Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) commentando i risultati della ricerca su 247 campioni bioptici polmonari presentata al Congresso Europeo di Oncologia Medica (ESMO) e realizzata dalla University College of London.

Inquinamento atmosferico e tumore polmonare

Lo studio inglese appena presentato all’ESMO ha individuato per la prima volta uno dei meccanismi alla base dell’insorgenza di tumori polmonari nei non fumatori, collegando questa drammatica patologia all’inalazione di polveri sottili, con particolare riferimento al PM 2.5 – spiega il presidente Sima, Alessandro MianiNei modelli animali utilizzati, l’esposizione al particolato atmosferico era infatti in grado d’indurre il tumore polmonare in topi portatori di mutazione del gene EGFR: in pratica la ricerca inglese ha dimostrato come il PM 2.5 si comportasse da vero e proprio innesco per l’espressione della mutazione pro-cancerosa. La stessa mutazione è stata poi ritrovata nella maggioranza dei campioni bioptici polmonari provenienti da pazienti non fumatori ospedalizzati con la frequenza di 1 cellula ogni 600 esaminate“.

L’esposizione alle polveri sottili come quelle che respiriamo nelle nostre città innescherebbe quindi, tra le altre cose, un meccanismo di amplificazione delle mutazioni del gene EGFR mediato dalla proteina pro-infiammatoria Interleuchina 1 Beta – afferma Miani – Tuttavia, è ipotizzabile che gli inquinanti che respiriamo e che raggiungono le profondità del nostro albero respiratorio per poi entrare nel circolo sanguigno siano in grado di espletare una più ampia azione di innesco di oncogeni e inattivazione di geni oncosoppressori, di cui la scoperta dei ricercatori britannici rappresenta la punta dell’iceberg, costituendo tuttavia una prima prova sperimentale della nocività per la nostra salute dell’inquinamento dell’aria“.

Nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria

Queste scoperte non devono soltanto aprire nuove strade per auspicabili terapie farmacologiche, ma potenziare il focus sulla necessità di una vera prevenzione primaria rimuovendo l’esposizione dei cittadini agli inaccettabili livelli di inquinanti atmosferici a cui siamo sottoposti in Italia, come in Europa. Lo studio inglese dimostra inoltre come gli investimenti per la ricerca scientifica e biomedica siano indispensabili per raggiungere livelli di conoscenza adeguati a fronteggiare le sfide più attuali per la salute umana e planetaria. E’ ora necessario che anche l’Italia aderisca alla proposta della nuova direttiva europea sulla Qualità dell’Aria in corso di predisposizione a Bruxelles, per rispettare i limiti stringenti di sicurezza sanitaria di recente fissati dall’OMS” – conclude il presidente Sima.

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