CASTEL CAMPAGNANO (CE). Non credo ci si possa più limitare a dare un giudizio solo sui prodotti di un’azienda, non più. Non in questo momento storico in cui è necessario dare valore all’etica seguìta per dar vita a qualcosa. Pensare di non considerare il modo in cui l’azienda è inserita in un territorio, il modo in cui lo tutela o no, il valore che dà alle relazioni con esso, è un limitante approccio senza futuro.
Futuro. Si, perché il futuro delle realtà produttive, delle bottiglie e dei prodotti tipici dipende da noi consumatori, esperti e non, appassionati e non. Comprare vuol dire allungargli la vita, scegliere di dare fiducia. Ecco perché questo infinito preambolo, c’è bisogno di un consumatore sempre più attento e critico per fare pulizia…
E posso dire con molta serenità di aver conosciuto pochi giorni fa un’altra azienda che entrerà a far parte delle mie scelte da consumatrice, un’altra realtà a cui ho deciso di dare fiducia. Si tratta di Selvanova, un’azienda vitivinicola e agrituristica del casertano, di quel casertano che ti fa dimenticare la spazzatura e la camorra e ti riporta ad una vita agreste vivace e ricca.
S’affaccia da una collina nobiliare appartenuta ai Borbone, a rimirare un territorio vastissimo…ed è proprio qui che nasce un sogno più recente, quello di Antonio Buono. Un geologo che decide di ridare a questa collina il suo lustro e lo fa circondandosi di professionisti che l’hanno condotto ad un risultato importante: una bella struttura accogliente, dei vini interessanti, nonché a tutta una serie di progetti che attestano lo stretto rapporto tra Selvanova e la Valle Caiatina.
La parte più bella di questa storia, al di là delle date e delle ricorrenze (anche se per cronaca ricordiamo che la prima annata in bottiglia è il 2003), è che questa realtà vive con la natura, limitando quanto più possibile il suo impatto su di essa.
Una quindicina di ettari di vigne gestite in biologico e costruzioni che seguono i principi di edilizia ecosostenibile. Difatti, in questo periodo, l’agriturismo di Selvanova è fermo proprio per dei lavori che la porteranno ad avere strutture completamente ottenute con materiali naturali.
Seguito dagli enologi Guido Busatto e Gennaro Reale, Buono propone ad oggi 7 bottiglie: ovviamente un pallagrello bianco ed uno nero, un fiano, tre aglianico e una “chicca”…un cabernet sauvignon (*in foto la vigna).
Sui vini ci soffermeremo in altre occasioni, anche se non posso non sottolineare quanto abbia trovato interessante il Pallagrello bianco 2010, ancora in vasca. Senza dubbio attenderò che vada in bottiglia per poterne notare e gustare l’evoluzione.
A nuovo aggiornamento anche una degustazione attenta del Cabernet Sauvignon aziendale, una produzione di 4.000 bottiglie destinata agli appassionati di questa varietà internazionale, declinata sul territorio casertano.
Senza dubbio a fare da padrone – in termini di quantità – l’Aglianico che, nonostante non sia allevato nelle “classiche” zone ad esso vocate, merita di essere degustato nelle tra versioni proposte.
Parlando ancora di vini, va ricordato che due delle etichette di Aglianico (annata 2005) il Selvanova ed il Silicata alla degustazione The Wine Library Collection tenutasi a Londra il 27 e il 28 Settembre 2010 – dedicata ai vini delle annate 2000 e 2005 – hanno ricevuto rispettivamente un punteggio di 95/100 e 91/100.
Insomma, per farla breve, l’aglianico Selvanova è il primo vino italiano dell’annata 2005, un punto dietro a Chateau Climens 2005 (che Robert Parker ha giudicato 97/100), assieme a Phélan Ségur e davanti a Pichon-Longueville!
Non dimentico nemmeno di citare alcune produzioni volte al consumo interno dell’agriturismo, ma altrettanto interessanti: l’olio extravergine di oliva ottenuto dalla cultivar caiazzana, i formaggi ed anche gli ortaggi. Tutte materie prime che confluiscono in cucina, e questa non può che essere una buona garanzia.
Come d’abitudine il consiglio è di conoscere l’azienda, le persone che la compongono, vedere coi propri occhi da dove viene il prodotto che ci piace. Dunque con questa nuova primavera alle porte, non vi resta che una gita nel Caiatino. Non ve ne pentirete!