di Antonella Petitti

Ha ancora lo sguardo incredulo di un vincitore sorpreso, anche se “non si gioca per perdere”, specifica  candido Spyros. Ma senz’altro  – tra i segreti del suo trionfo nel primo MasterChef Italia – c’è stato il suo muoversi in sordina, più preoccupato di imparare che di mostrarsi, più attento a carpire segreti che a perdersi in inutili battibecchi.

E arriva come uno qualunque, come il vicino di casa, il fratello o l’amico che ce l’ha fatta, tirando fuori dal cassetto il suo sogno. Nell’ampio cartellone del “Settembre Culturale”, in corso nello splendido castello Angioino Aragonese di Agropoli (SA), ha trovato spazio anche il libro di ricette “Cuoco per emozione”, edito dalla Rizzoli.

Un racconto della cucina di Spyros prima e dopo l’esperienza del talent show culinario trasmesso da Cielo, che ha riscosso grande successo di pubblico.

A rendere ancora più gustosa la serata è stata la presenza di Giovanna Voria, cuoca cilentana di grande levatura e creatività. Oltre al classico lagane e ceci, ha proposto all’ospite d’onore un eccezionale pane di fichi con mandorle fresche e finocchietto. Un condensato del Cilento più autentico.

 

39 anni, greco, italiano d’adozione, dilettante cuoco. Eh si, perché Spyros non vuole né essere chiamato chef, né tantomeno cuoco. “Farsi chiamare così dopo aver vinto un programma televisivo, ma senza avere l’esperienza e la preparazione di chi sgobba in cucina da tanto, mi sembra un insulto a loro”, racconta.

Io sto cominciando adesso, sono di ritorno da un’esperienza professionale ad Ischia, al ristorante Il Melograno, e ancor prima sono stato qualche mese dal mio maestro Bruno Barbieri a Londra. Meravigliose esperienze di cui faccio tesoro e che stanno continuando a farmi crescere”.

In effetti è stata proprio questa sua umiltà ed una grande voglia di imparare, che lo hanno fatto arrivare fino alla fine della sfida di MasterChef. E’ cresciuto pian piano assieme alle serate, ai piatti cucinati, alle delusioni ed ai no della commissione.

Ho iniziato per sopravvivenza, poi è diventata una passione. Ma non guardatemi come se avessi avuto una disgrazia” – sorride al pubblico. “Mia madre semplicemente aveva poco tempo e non amava cucinare, dunque si arrangiava ed io mi sono dato da fare per non mangiare sempre le stesse cose”.

Sulla sua vita prima della svolta minimizza: “è vero volevo fare l’attore, mia madre amava molto il teatro e ci andavamo spesso. Poi però ho fatto tantissimi lavori e sono finito in Italia a fare l’impiegato. Così quando ho cominciato a fare i provini per MasterChef mi sono detto, mal che va torno alla mia vita ed ho fatto un’esperienza”.

E’ evidente che Spyros è una persona molto generosa ed altruista, preoccupato (anche nel libro) di “accontentare” i gusti di amici e parenti. “Penso ad un ristorante mio come ad un posto piacevole ed accogliente, dove ci si senta a casa. Certo è necessario un profitto per sopravvivere, ma non può essere il profitto a governare le scelte”. Non sa ancora dove e quando lo aprirà, ma è il suo nuovo sogno da realizzare.

Nel simpatico libro composto da 60 ricette, piccolo consigli e storielle appuntate a margine, il dilettante cuoco salta dai tortelli di zucca mantovana al kebab d’agnello, dall’uovo di Carlò (piatto dedicato a Carlo Cracco) al moussaka, dalla pizza alle cozze ripiene di melanzane. Una cucina emotiva che si basa sui classici italiani, contaminata da qualche sapore oltre confine e forse dalla sua bianca Grecia. Anche se un solo piatto è dichiaratamente greco…

“Cuoco per emozione” definisce bene il suo stato attuale. Ancora inesperto ed impacciato anche nei confronti di questa sopraggiunta popolarità, ancora alla ricerca della sua vera strada.

Più impegnato a dire cosa non è la sua cucina, che a raccontare qual è. Ma il tempo farà il suo corso, e Spyros – di cucina in cucina – costruirà senz’altro un’identità più forte.

 

In cucina non voglio avere restrizioni di nessun tipo per non bloccare il percorso creativo, e non mi piace ripetere le stesse cose: per me ogni piatto che creo è il cosiddetto piatto forte. Una volta fatto, bisogna andare avanti, non fermarsi mai e pensare che siamo ancora a metà del cammino. Quando ho vinto MasterChef ho pensato al futuro, a quanta strada devo ancora percorrere, a quante cose devo imparare. Non sono spaventato, guardare avanti mi rincuora, ho fiducia nel domani”.

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