“Nel quarto trimestre 2010, quello agricolo è stato il settore più dinamico dell’economia nazionale. Con un recupero dell’1,5% sul trimestre precedente ha fatto meglio dei servizi e ha compensato il meno 0,2% congiunturale dell’industria”.

E’ quanto afferma il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, commentando i dati dell’Istat, che per il settore primario indicano, nell’intera annata 2010, un aumento del valore aggiunto dell’1%, in netta controtendenza con il meno 2,3% registrato nel 2009.

“Sono numeri – spiega Galan – che ci autorizzano a guardare con più ottimismo agli sviluppi congiunturali del nostro settore. Ci attendiamo che il ritorno dei prezzi su livelli remunerativi, con costi che bisognerà monitorare con la massima attenzione, possa fare da stimolo agli investimenti in agricoltura, anche sull’onda di un ritrovato slancio delle esportazioni”.

Le vendite all’estero, per la filiera agroalimentare, trainate dal successo oltre frontiera di prodotti di punta del made in Italy come vini, ortofrutticoli, formaggi, salumi e oli di oliva, rappresentano la variabile, in questa fase, sicuramente più dinamica e incoraggiante, il vero driver della ripresa.

Per i prodotti di base dell’agricoltura e della pesca nel 2010 le vendite all’estero sono cresciute di oltre il 21%. Un risultato che fa il paio con un progresso dell’11% dell’export di alimenti trasformati e bevande.

“L’agricoltura inoltre, – afferma Galan – ha contribuito ad arginare il fenomeno della disoccupazione. Nel terzo trimestre 2010 il settore primario ha, infatti, registrato un nuovo recupero dei livelli occupazionali con un aumento su base annua del 3%, circa 14.000 unità in più, soprattutto al Sud. La crescita complessiva, inclusi i lavoratori non dipendenti, è stata dell’1,3%, in netta controtendenza con il meno 2,3% dell’industria e il calo dello 0,5% dei servizi. Dobbiamo ora lavorare per consolidare questa ripresa e renderla strutturale. Un importante ruolo avrà senza dubbio la recente norma sull’etichettatura, che potrà meglio valorizzare e tutelare la qualità del nostro agroalimentare.

E, naturalmente, molto dovrà arrivare dalla riforma della Politica Agricola Comune, da cui dipende il futuro dell’agricoltura italiana”.

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