La popolarità e il successo dei vini pugliesi all’estero non hanno lasciato indifferenti gli esperti di enologia e la stampa specializzata francesi, presso i quali il gusto e la tradizione italiana suscitano da sempre un ottimo riscontro.

E’ una prospettiva di sicuro successo, quella emersa durante “Puglia in Rosè”, serata parigina di lunedì 18 ottobre scorso, organizzata dall’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, in collaborazione con l’Accademia Italiana della Vite e del Vino e l’Assoenologi Puglia-Basilicata-Calabria nella settimana del Salone Internazionale dell’Alimentazione (Sial 2010) in corso a Parigi.

Un evento dedicato alla promozione dei vini rosati pugliesi Doc e Igt ed alla loro spiccata caratteristica di abbinarsi sia ai piatti tipici nostrani che a quelli della cucina internazionale. Ma non solo: un’occasione per mettere a confronto esperti italiani e francesi che hanno disegnato lo scenario futuro dei vini rosé nel mondo e le conseguenti potenzialità dei “rosati pugliesi”.

L’esame è stato superato: la qualità dell’enogastronomia pugliese è fortemente apprezzata, resta solo da fare propria la “mentalità” commerciale e la determinazione nella organizzazione della filiera dei “cugini” d’Oltralpe. Dal dibattito, infatti, sono emerse le similitudini tra l’enologia francese e quella italiana, quest’ultima spronata dagli esperti a fare propri gli strumenti di comunicazione e di marketing adottati dai produttori francesi, capaci di conquistare i mercati più importanti.

Proprio in terra di Francia oltre ottanta rosati pugliesi, ottenuti da vitigni autoctoni Nero di Troia, Bombino, Primitivo e Negroamaro, hanno vinto un’importante scommessa: proporre il meglio della produzione pugliese in abbinamento ai piatti tipici a stampa specializzata e buyer europei, riuscendo ad ottenere un entusiasmante riscontro. Come pure entusiasmo ha registrato la presentazione della recente novità delle “bollicine rosè” pugliesi ottenute dalla vinificazione del Negroamaro e presentata proprio nella patria dello champagne.

Con i suoi 5,9 milioni di ettolitri la Francia rappresenta il primo produttore mondiale di vini rosè davanti all’Italia (4,5 milioni) ed alla Spagna (3,8 milioni). E se il mercato francese e quello tedesco consumano una quantità di rosé maggiore rispetto alla loro produzione, Italia, Spagna e Stati Uniti “bevono” meno di quello che producono e dall’Europa del Nord la richiesta di rosato si fa sempre più insistente.

L’aumento di volume e di valore dei vini rosé commercializzati in tutto il mondo è sicuramente imputabile anche al beneficio d’immagine che il prodotto ha tra i giovani e le consumatrici, che reputano il rosato quasi un “non vino”, più facilmente accessibile anche a livello di prezzo.

“Un evento straordinario perché ha reso ancora più evidenti le potenzialità di cui è ricca la Puglia – ha commentato Federico Castellucci, direttore generale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino – regione all’avanguardia in questo settore. Quella dei vini rosati è una chance importante perché il futuro si tinge di rosa, anche nel vino. Dobbiamo avere la capacità di saper interpretare questo momento, per dare dignità e caratterizzare bene i vini rosati pugliesi”.

“Quando si hanno grandi potenzialità bisogna essere ambiziosi – ha dichiarato l’assessore Dario Stefàno. Siamo venuti in Francia portando il vino rosato, uno dei tratti identitari più significativi della nostra produzione. Abbiamo conseguito grandi apprezzamenti, registrando la volontà di guardare alla Puglia come ad una regione che sta compiendo un percorso ambizioso ed importante. È un motivo di soddisfazione perché conferma la bontà di una strategia in atto, ma soprattutto perché riconosce il lavoro straordinario che i produttori pugliesi riescono ancora, tra mille difficoltà, ad interpretare. Dobbiamo essere capaci di portare sui mercati la grande identità della Puglia, facendolo in una logica di rete e di sistema. Stiamo crescendo e abbiamo messo in campo importanti strumenti di natura promozionale. Come pure, vogliamo guardare alla prospettiva di sinergie da realizzare con le altre regioni italiane produttrici di vino rosato, ma anche con gli stessi produttori francesi. Occorrerà essere audaci perché abbiamo una tradizione produttiva ed un bagaglio di conoscenze invidiabili, su cui iniziare a costruire il futuro”.

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