Sono 161.716 i giovani agricoltori italiani. Rappresentano solo il 10% del tessuto agricolo nazionale, ma nonostante ciò la formazione “green” tira, a giudicare dai dati forniti dal Consorzio interuniversitario Alma Laurea, diretto da Andrea Cammelli, che monitora 65 università con oltre l’80% di laureati italiani.
Dei 132.338 laureati nel 2013 solo 2.719 hanno scelto la facoltà di agraria, che si colloca al 13° posto rispetto a quelle in materie economico-statistiche (20.368) e medico-sanitarie (18.700).
“Tuttavia va segnalato che negli ultimi 8 anni i laureati in agraria sono esplosi, con incremento del 35%, pari a “sole” 600 persone in più” ha detto Angelo Guerriero, del Consorzio interuniversitario Alma Laurea. Le prospettive di guadagno, oltretutto, non sono rosee: i laureati in agraria del 2008 ricevono in media 1.275 Euro netti al mese, contro i 1.708 Euro di chi svolge professioni in campo ingegneristico o medico (1.646 Euro).
Spiccata la loro propensione a dedicarsi all’agricoltura (36%), mentre il 15% ha optato per il settore manufatturiero e l’8% esercita attività commerciali o negli ambiti dell’istruzione e della ricerca. A parità di formazione le donne trovano minori opportunità di impiego.
Di loro si è parlato a BolognaFiere, in un recente convegno “Giovani in agricoltura, risorse per il paese. Prospettive, politiche e opportunità” organizzato da L’Informatore Agrario e FederUnacoma dove sono stati presentati i risultati di una ricerca effettuata quest’anno da Nomisma su un campione di 1.125 giovani di età inferiore ai 40 anni, di cui 607 agricoltori.
“L’agricoltura under 40 è frenata in Italia da un basso ricambio generazionale ma anche da una visione limitante sulle possibilità di sviluppo del settore – hanno spiegato Massimo Spigola di Nomisma. Per il campione di 607 agricoltori al centro della ricerca Nomisma 2014 solo l’8,4% pensa che i prossimi anni saranno migliori del passato, influisce negativamente il fatto che il 67,3% dei giovani agricoltori pensa che la società percepisca la professione di agricoltore di status inferiore rispetto ad altri lavori”.
Dà da pensare, in base alle interviste su 518 giovani non agricoltori in cerca di prima occupazione, che a possibili occupazioni nel comparto agroalimentare vengano preferite le libere professioni e il settore pubblico. In tempi di incertezza economica il 40,7% punta a ottenere stabilità occupazionale, mentre pochi danno priorità a un lavoro non routinario (20,1%) o, tanto meno, a lavorare all’aria aperta (1,7%). “Occorrerebbe restituire dignitià all’ attività agricola e consolidare gli strumenti per rendere più competitiva e innovativa l’impresa agricola italiana” ha detto Denis Pantini di Nomisma.
Buone nuove sono giunte in apertura da Bruxelles. “In Parlamento europeo abbiamo ottenuto nella PAC 2014-2020 un aiuto obbligatorio per gli agricoltori under 40, con un incremento del 25% di risorse a loro destinate” ha dichiarato l’europarlamentare Paolo De Castro. Per affermarci dobbiamo però rendere più attrattiva l’impresa agricola e più competitiva la nostra agricoltura, in un contesto di aumentata domanda di cibo a livello mondiale e di boom del made in Italy”.
“I giovani, con il loro orientamento all’innovazione e la capacità di aggregazione, rappresentano la chiave per costruire l’agricoltura italiana di domani – ha detto il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. Dobbiamo uscire da un gap che relega l’agricoltura a “bene di rifugio” per raccontare i casi di eccellenza, agevolare l’accesso al credito e testimoniare le opportunità di redddito. In questo senso, a completamento delle iniziative ministeriali approntate, porteremo in Consiglio a dicembre come strumenti ordinari di formazione e interscambio progetti che favoriscano esperienze oltreconfine. Abbiamo significative chances per fare un importante passo in avanti”.