Il Castello di Barolo, presso il WIMU – Museo del Vino, ha prestato la sua splendida cornice ad un incontro organizzato dall’Accademia del Barolo per la presentazione dei risultati di una ricerca dedicata al consumo di Barolo in Italia, commissionata dall’Accademia del Barolo all’ISPO (Istituto per gli Studi sulla ricerca d’Opinione) presieduto dal prof. Renato Mannheimer.

A introdurre i lavori il Presidente dell’Accademia, Gianni Gagliardo, che ha ricordato come la finalità del sodalizio (che comprende alcune tra le aziende più rappresentative della produzione di questo vino) sia sostanzialmente quella di far conoscere nel mondo la qualità del Barolo al consumatore finale, organizzando seminari, cene con degustazione e presentazioni.

Tra gli obiettivi – ha concluso Gagliardo – naturalmente quello di far comprendere al consumatore internazionale la versatilità di questo vino, in grado di superare agevolmente le diversità di abitudini alimentari“.

Poi la parola è poi passata allo stesso Mannheimer che, con la consueta verve ben nota al pubblico televisivo, ha presentato i risultati dell’indagine condotta dai ricercatori del suo istituto, relativa alla percezione del Barolo nei migliori ristoranti ed enoteche italiane.

I risultati hanno dimostrato un generale cambio di atteggiamento nei confronti del grande rosso piemontese rispetto al passato, quando le bottiglie di Barolo acquistate in enoteca erano per lo più destinate alla regalistica, e nei ristoranti il consumo era riservato solo alle grandi occasioni.

Per fortuna dei produttori oggi non è più così: gli appassionati approcciano il Barolo in maniera più immediata ed un numero sempre più interessante di consumatori sceglie il Barolo per bere una buona bottiglia di vino, senza dover aspettare una ricorrenza speciale.

Questo dato emerge per le vendite nelle enoteche, grazie innanzitutto alla diffusione di una cultura enogastronomica di buon livello, e all’aumento degli appassionati che cucinano e invitano a casa propria. Per quanto riguarda i ristoranti, non solo di alta categoria, oggi si trovano numerosi locali con proprietari esperti e sommelier in grado di consigliare i migliori abbinamenti con i piatti scelti, suggerendo agli ospiti che ogni momento può essere quello giusto per godere di un buon calice di Barolo.

In merito alla scelta del vino per occasioni particolari – ha spiegato Mannheimer -, al ristorante si sceglie un Barolo nel 18% dei casi, una scelta che viene subito dietro a quella che privilegia un vino del territorio, e nel 67% dei casi chi sceglie il Barolo sa che cosa vuole, senza nessuna influenza o bisogno di suggerimenti. In merito all’argomento “abbinamenti” – ha proseguito il professore – le risposte hanno evidenziato un sostanziale rispetto della tradizione: il 74% degli intervistati ha indicato l’abbinamento con le carni rosse e l’8% si è espresso a favore dei formaggi.

Il consiglio del sommelier è più frequentemente richiesto in enoteca (58%), mentre invece al ristorante la scelta è per lo più individuale (57%)”.

Ciò che più influisce sulla scelta di un Barolo è l’abbinamento con i piatti (40%), poi vengono la notorietà del produttore (39%), il prezzo (38%), il suggerimento del sommelier (35%), la personale conoscenza del produttore (34%) e le Guide specializzate (28%). Nel 44% dei casi il consumatore è assiduo (soprattutto nei ristoranti), il 56% per cento è invece saltuario; ben il 47% di coloro che scelgono in Italia di bere Barolo è straniero e solo il 53% è italiano.

Curiosamente – ha concluso Mannheimer – alla domanda “se il Barolo fosse un personaggio pubblico o dei fumetti con chi lo identificheresti?” la maggioranza delle risposte hanno indicato il premier Mario Monti, seguito da Superman e da Paperon de Paperoni…venendo alle cose più serie, il consumatore “assiduo” di Barolo frequenta i ristoranti più delle enoteche ed è italiano, mentre il consumatore “saltuario” è per lo più straniero”.

Interessante anche il dato relativo all’andamento e alla previsione dei consumi: nell’ultimo anno è rimasto invariato per il 61% degli intervistati, mentre per il 9% è aumentato e per il 29% è diminuito.

Tra i motivi che hanno determinato un aumento del consumo di Barolo gli intervistati hanno indicato una buona campagna di comunicazione e buone recensioni, che ne fanno un vino molto in voga al momento, e solo dopo hanno individuato un aumento della qualità dei prodotti.

Al contrario, chi lamenta una diminuzione lo ha imputato per il 79% al prezzo e al fatto che vengono preferiti vini più economici, mentre un 7% parla di un calo della qualità.

Venendo alle attese sui consumi per il 2013, nel prossimo anno il consumo del Barolo resterà invariato (59%), diminuirà (24%) o aumenterà (14%). Quindi emerge un dato di sostanziale ottimismo per un vino che per il 59% degli intervistati sta reggendo bene alla crisi, ha forti margini di espansione sia verso nuovi ristoratori, sia verso nuovi abbinamenti e sia verso nuovi mercati, argomento affrontato in chiusura dal dottor Giancarlo Voglino, esperto di mercato e di promozione del vino sui mercati internazionali, che ha espresso alcune valutazioni in merito alle prospettive dei consumi del vino negli Stati Uniti e in Cina.

Il mercato americano, in particolare – ha affermato Voglino – rimane tuttora in grande espansione. La fascia di consumatori disposti a pagare oltre 50 dollari per una bottiglia di vino sta crescendo e rappresenta ormai il 10% del mercato statunitense ma ha bisogno di formazione, di informazioni, di educazione al gusto dei nostri vini, e del Barolo in particolare, per apprezzarne il valore del territorio, della cultura, della tradizione e, in ultimo, dei brand“.

La discussione che ne è seguita ha dimostrato da parte delle aziende dell’Accademia una grande consapevolezza della situazione di mercato e del ruolo che il Barolo sta ricoprendo sul piano internazionale. In particolare, il produttore Franco Martinetti si è espresso sull’argomento “abbinamenti”, spiegando come una caratteristica importante del Barolo sia quella di sapersi abbinare a diversi piatti e portate di cucine anche totalmente diverse da quella tradizionale piemontese. Questo ne spiega il grande successo negli Stati Uniti come in Giappone, in Germania come nel Regno Unito e un nuovo, crescente interesse anche in Cina.

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