Costeggiamo il bellissimo mare pugliese fino a Monopoli per poi imboccare una delle splendide strade interne pugliesi, la provinciale 114, fiancheggiata da maestosi uliveti, molti dei quali sicuramente secolari, interrotti ogni tanto da ville padronali e masserie di presenza maestosa, alcune tristemente in disuso, altre splendidamente recuperate e trasformate in eleganti alloggi di campagna.

 

Mettiamo a dura prova il navigatore alla ricerca di Triggianello di Conversano, piccolissimo borgo in provincia di Bari nel quale il Birrificio Birranova si confonde tra casette basse con panni stesi ad asciugare e magazzini in cui trattori rientrano al ricovero dopo una giornata di lavoro nei campi.

Chiacchieriamo per un po’ con Donato Di Palma, il padrone di casa, all’interno del birrificio con un impianto dalla capacità di 7 ettolitri che ospita anche altre produzioni regionali.

E’ qui che ha iniziato anche Raffaele di B94. Donato ha, in effetti, la pacatezza del “papà” di questa piccola famiglia di birrai e quella tranquillità rassicurante di chi è sicuro di ciò che fa.

 

Grazie alla sua esperienza riesce ad osare un po’ più degli altri proponendo, oltre ad una serie di birre classiche ed equilibrate, anche delle piccole sperimentazioni un po’ più audaci, per palati esigenti.

Per passare dalla teoria alla pratica, ci spostiamo a pochi metri dal birrificio, nella piazzetta del paese dove una piccola chiesa bianca fa ombra al brewpub “La Cantina della Birra”, dove Donato trascorre le sue serate nella plancia di comando degli impianti delle spine.

 

Il posto è delizioso, molto accogliente e raccolto, perfetto per una degustazione meditata. Il percorso che seguiamo è davvero notevole e apprezziamo in tutte le birre una nota impercettibile di qualità in più, dovuta probabilmente al carattere del birraio.

 

Da citare assolutamente la Linfa, una chiara brillante, dal profumo delicatissimo di frutta chiara, albicocca, ananas, sapore mieloso con un tocco di amarognolo nel finale, molto piacevole, perfetta per gli aperitivi delle imminenti serate estive.

Ha conquistato un meritato terzo posto nella categoria birre ad alto grado alcoolico di ispirazione angloamericana nel concorso Birra dell’anno 2012 di Unionbirrai la Abboccata che merita sicuramente una menzione.

 

E’ una ambrata dai classici sentori di malto con in più un tocco di carruba, e con una varietà di aromi data da cinque diverse luppolature. La immaginiamo perfetta con un bel piatto di affettati di salumi e formaggi. Un’altra delizia degustata fresca di spilla è la Whynot, definita da Donato “Smoked American Ipa”, ha una complessità di aromi e sapori davvero incredibile.

 

E, infine, la Arsa spillata a pompa, una birra speciale scura, prodotta con grano arso, un prodotto tipico del Tavoliere delle Puglie, dal profumo tostato e affumicato ma con una nota di freschezza data dal sentore di prugne secche, birra armoniosa, da contemplare.

Le birre di Donato conquistano inopinatamente, sono eleganti e coraggiose, equilibrate ma con delle caratteristiche peculiari che le rendono davvero uniche.

 

Alla fine ci confida la sua filosofia di birraio che, in questo mondo difficile e competitivo, lo porta talvolta ad accettare anche delle sfide discostandosi nettamente da un discorso meramente commerciale: facciamo birre che ci piacciono e poi cerchiamo di spiegare alle persone perché ci piacciono!

Tanto di cappello a Donato, ci piace questa filosofia soprattutto perché le spiegazioni delle sue birre ci hanno convinti al 100%!

Bussola a nord-ovest, con una calda luce crepuscolare rientriamo verso casa con un nuovo bagaglio di esperienze e sensazioni, oltre che di bottiglie…

 

Il pensiero questa volta torna su un ritaglio di giornale attaccato alla parete di vetro del B94. Curioso leggere un articolo dal titolo “La birra artigianale non esiste” all’interno di un birrificio artigianale!

L’articolo affronta il tema del deserto normativo che vige in Italia nel campo della birra. A fronte di un’attenzione in crescita esponenziale verso questo prodotto, si legge nel testo, in Italia la normativa di riferimento è ferma al 1962.

Questa legge non offre alcuna garanzia al consumatore poco informato, sebbene la differenza qualitativa tra la birra artigianale e quella industriale sia abissale.

 

I grossi produttori industriali di birra, infatti, seguendo logiche di mercato, raramente utilizzano materia prima di buona qualità. Tagliano, ad esempio, il malto d’orzo con cereali meno costosi come il mais, sostituiscono i fiori di luppolo con gli estratti e addirittura riutilizzano più volte ceppi di lieviti oltre il massimo consentito.

Oltretutto la birra viene pastorizzata e filtrata per essere resa più stabile, procedimenti che abbattono nettamente la qualità della birra sia in termini nutritivi che organolettici.

 

Contemporaneamente, invece, in virtù di tale paradossale situazione, birrifici di livello eccellente, come il pescarese Almond 22, si vedono affibbiare multe salatissime solo per aver inserito nell’etichetta la dicitura “artigianale”.

Una situazione davvero insostenibile che rischia nel tempo di danneggiare soprattutto coloro che della qualità della birra fanno il centro principale della loro attività, favorendo invece i soliti sciacalli che fiutano la possibilità di facili guadagni in un settore in grande crescita ma tutt’ora poco tutelato.

Il tour continuerà prima o poi…

 

Sabrina Prisco

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