Il Lambrusco appartiene alle Terre Verdiane, quella zona dell’Emilia che va da Parma a Modena per arrivare a Mantova che si trova in Lombardia ma è enologicamente prossima.

Il nome Terre Verdiane è di un vino prodotto nel parmense, vicino al paese di origine di Giuseppe Verdi, il Maestro della lirica che denomina strade, piazze, statue, teatri in ogni dove.
Il Lambrusco è così, lo trovi ovunque, servito secco o meno frequente amabile, in caraffa come vino della casa o nella tradizionale bottiglia da 75 cl col tappo di sughero e la gabbietta a proteggere le bollicine.

E’ un vino frizzante, gli emiliani preferiscono definirlo brioso, dal colore rosso tenue, dai sentori di frutta fresca, pulito e gustoso, in una parola beverino. Ha il giusto grado alcolico per essere consumato con generosità in abbinamento ad alcuni prodotti tipici della zona.
Per anni caratterizzò la nostra produzione all’estero assieme al Chianti nel fiasco di paglia. Veniva venduto in lattina e presentato come la variante alcolica ed italiana della Coca Cola. Spillavi la lattina ed il vino sgorgava fuori col suo carico frizzante, si diceva che fosse il vino di entrata per i giovani abituati a bere solo bibite addizionate di anidride carbonica e zucchero.
Al pari del Chianti il Lambrusco si è emancipato da quella fama non proprio nobile per essere ora trattato da vino, se non pregiato quanto meno caratteristico e meritevole di cure dai produttori. Alcuni ne tentano la spumantizzazione col metodo classico, anche se la vicina Franciacorta in materia di bollicine è un rivale inarrivabile.
Il moderno Lambrusco scala le classifiche delle guide titolate ed è presentato in carta, non solo nei ristoranti regionali, come vino degno di essere considerato anche dal consumatore avvertito.
Resta vino di territorio, pensato per essere abbinato alle celebrità alimentari di Emilia. Basta dire Mortadella e prosciutto fra i salumi e Parmigiano Reggiano fra i formaggi e ti collochi al vertice della nostra gastronomia.

Sono cibi grassi, sapidi, buoni a tutti gli usi dall’aperitivo sfizioso e non banale all’antipasto, alla farcia di panini da mangiare per strada, sono patrimonio dello street food italiano prima che la parola entrasse nell’uso corrente. Chi di noi non ha portato a scuola, nell’ora di ricreazione, il panino al prosciutto guardato con desiderio dai compagni che si accontentavano di misere merendine.
Il Lambrusco ha il pregio di pulire la bocca dai grassi col suo fare brioso, mette allegria senza danneggiarti il sonno se lo consumi a cena.
L’areale è vasto, ciascuna zona rivendica il suo Lambrusco come il migliore del mercato. Modena spicca col suo Grasparossa di Castelvetro. Altre province spiccano coi loro cloni, il Lambrusco si declina diversamente secondo la zona di allevamento. Ne trovi ancora al supermercato nel bottiglione da 1 litro e mezzo ad un prezzo così modico che ti viene da dubitare dell’autenticità.

E’ un vino nazional – popolare, verrebbe da dire, accontenta il palato raffinato e quello rude, è adatto a tutte le classi sociali purché si accompagni ai cibi giusti, non solo i salumi e il formaggio ma anche i tortelli ed i tortellini, la pasta tirata a mano e farcita di ricotta e spinaci o zucca, tutto quanto è disponibile nelle terre che furono di Verdi.

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