Dopo aver rischiato per lungo tempo l’estinzione si è verificato un aumento record del 39 per cento negli ultimi dieci anni degli esemplari di bovini appartenenti alle cinque storiche razze italiane con la presenza sul territorio nazionale nel 2009 di 147mila animali iscritti al libro genealogico allevati in 5366 stalle italiane.

 

Lo rende noto la Coldiretti in occasione della giornata mondiale della biodiversità nell’evidenziare un esempio concreto dell’impegno degli agricoltori e degli allevatori italiani nei campi e nelle stalle, dove si coltivano e allevano migliaia di razze animali e varietà vegetali altrimenti destinate alla scomparsa.

 

Ad essere “salvato dall’estinzione” è stato l’intero patrimonio di razze bovine Made in Italy come la maestosa chianina (46.553 animali), la romagnola (15.416 animali), la marchigiana (52.344), la podolica (23.370) e la maremmana (9.212) il cui numero era sceso progressivamente fino al 2000 in tutta la penisola.

 

A spingere verso il recupero di razze antiche è stato senza dubbio il fenomeno della “mucca pazza” che scoppiato nel 2000 ha portato verso una accresciuta attenzione nei confronti della qualità dell’alimentazione, del rispetto delle tradizioni, dell’identità delle produzioni e del legame con il territorio.

 

Una esperienza che ha anche evidenziato l’importanza della precauzione nell’introduzione di nuove tecnologie nell’ambito alimentare e dovrebbe far riflettere sui rischi potenziali i tanti “tifosi” degli Organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura che spingono peraltro verso un modello di sviluppo che è il grande nemico della biodiversità e il grande alleato dell’omologazione.

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