“Abbiamo chiesto a Coca Cola di rimanere sul nostro mercato e l’azienda ci ha assicurato che intende farlo e che intende continuare a comprare in Italia tutte le arance che sono necessarie alla produzione dei soft drinks che vengono commercializzati dall’impresa in Italia. La multinazionale non lascia Rosarno e i produttori della Piana di Gioia Tauro, anzi, ho appreso con soddisfazione che ci sarà, in futuro, un incremento nell’acquisto di succhi concentrati dalla Calabria e dalla Sicilia. Oltre a ciò, negli anni a venire, sarà adottata una contrattazione pluriennale tra le aziende, che darà modo ai soggetti a tutti i livelli della filiera di avere la necessaria serenità, senza il bisogno di rinegoziare annualmente prezzi e quantitativi”.

Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, ai giornalisti al termine dell’incontro con una delegazione della Coca Cola Company, composta da Salvatore Gabola, Direttore generale degli Affari pubblici per l’Europa, Alessandro Magnoni e Sara Ranzini, della direzione Comunicazione della multinazionale.

“Sarà comunque necessario – ha aggiunto il Ministro Catania – uno sforzo di tutti, delle Istituzioni, delle Organizzazioni agricole e delle imprese, per rafforzare la filiera agrumicola meridionale, salvaguardando un reddito adeguato per gli agricoltori e corrette condizioni di lavoro per i salariati”.

“A tal fine il Ministero riunirà quanto prima tutti gli attori della filiera per porre le condizioni di una crescita durevole del settore. In questo quadro – ha concluso il Ministro Catania – giocherà sicuramente un ruolo positivo la nuova normativa varata dal governo sulle relazioni commerciali all’interno della filiera, che prevede contrattazioni scritte e tempi certi di pagamento”.

“Registriamo positivamente la disponibilità di Coca Cola che, su sollecitazione del Ministro delle politiche Agricole Mario Catania, ha dichiarato l’impegno a continuare a lavorare con gli agrumicoltori della Piana di Rosarno-Gioia Tauro”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti della Calabria Pietro Molinaro nel commentare l’intenzione della Coca Cola di incrementare gli acquisti di arance calabresi rispetto allo scorso anno con un approccio contrattuale pluriennale, dichiarata al termine della mobilitazione promossa a Rosarno “No all’aranciata che spreme agricoltori, lavoratori e inganna i consumatori”.

E’, però, indispensabile per Coldiretti – sottolinea Molinaro – formulare degli accordi che non prescindano dal riconoscimento dei costi di produzione e dalla remunerazione del prodotto garantendo un prezzo all’agrumicoltore almeno di 15 centesimi al chilo passando anche attraverso un accorciamento della filiera. Basterebbe pagare le arance ai produttori qualche centesimo di più rispetto agli 8 centesimi al chilo attuali, aumentare di alcuni punti percentuali oltre il 12 per cento il succo di agrumi nelle bibite e indicare l’origine delle arance sulle etichette delle bottiglie per spezzare, con trasparenza e legalità, la catena di sfruttamento che sottopaga il lavoro ed il suo prodotto. In base di una legge nazionale ormai datata (Legge n. 286 del 1961) le bevande al gusto di agrumi possono essere colorate a condizione che esse contengano appena il 12 per cento di succo di agrumi. Un inganno per i consumatori che mette di fatto anche un cappio al collo all’intera filiera agrumicola con lo sfruttamento dei lavoratori e dei produttori agricoli ai quali per le arance vengono riconosciuti circa 8 centesimi al chilo. Ogni punto percentuale di succo di arancia in più oltre al 12 per cento corrisponde all’utilizzo di 25 milioni di chili in più di arance pari a circa 560 ettari di agrumeto, mentre pagando le arance a 15 centesimi/chilo (il costo per la sola raccolta è di 6 centesimi/chilo), in un litro di aranciata ci sarebbero 6 centesimi di arance con la possibilità – continua la Coldiretti – di remunerare adeguatamente il prodotto e il lavoro per ottenerlo.

L’aumento del succo contenuto nelle aranciate avrebbe anche positivi effetti per la salute con un aumento del consumo di frutta in Italia dove ci sono un milione di persone che non mangiano mai frutta, secondo una analisi Coldiretti/Censis e si è verificato un preoccupante calo soprattutto tra i più giovani.

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