Dal 1° gennaio al 10 agosto 2011, secondo i dati del Corpo forestale dello Stato, sono già divampati 3.008 incendi boschivi che hanno percorso 16.487 ettari di cui 8.245 boscati e 8.242 non boscati. Rispetto allo stesso periodo del 2010 si è registrato un aumento del 66% degli incendi e anche della superficie totale percorsa dalle fiamme: ben il 41% in più.

Dati che testimoniano come l’attenzione sul fenomeno degli incendi boschivi debba rimanere alta e come non si possa abbassare la guardia su tutte le attività di prevenzione e mitigazione che avevano condotto negli anni scorsi a una riduzione dei roghi.

In Italia, infatti, lo scorso anno gli incendi erano diminuiti del 9% rispetto al 2009 e l’estensione delle aree percorse dal fuoco aveva subito una flessione del 36%: nel corso del 2010 su tutto il territorio nazionale si sono verificati 4.884 incendi che hanno bruciato 46.537 ettari di superficie, di cui 19.357 boscata e 27.180 non boscata.

Le regioni del sud e le isole continuano a essere le più colpite

Le regioni del sud e le isole continuano a essere il tallone d’Achille italiano: l’anno scorso in Sicilia, Sardegna, Calabria e Puglia sono andati in fumo complessivamente circa 37.000 ettari di territorio, l’80% della superficie incendiata in tutta Italia.

E la situazione non cambia nei primi otto mesi del 2011: la Calabria risulta essere una delle regioni più “calde”  con 486 incendi,  seguita da Campania e Sardegna rispettivamente con 389 e 369 roghi. Mentre in Puglia si è avuta la più estesa superficie boscata percorsa dal fuoco (2.020 ettari), seguita dalla Sardegna (1.829 ha) e dalla Campania (914 ha).

E proprio nelle regioni del sud il fenomeno degli incendi resta maggiormente legato ad interessi speculativi, anche connessi alla criminalità organizzata, come testimoniano i dati relativi all’attività di contrasto svolta dal CFS e dalle altre forze dell’ordine: solo in Calabria nel 2010 il Corpo forestale delle Stato ha accertato 838 infrazioni ai danni del patrimonio boschivo.

Indagine Ecosistema Incendi 2011

solo il 5% dei Comuni intervistati applica pienamente la legge quadro in materia di incendi boschivi

“Gli incendi continuano a rappresentare un danno incalcolabile per il nostro patrimonio boschivo ma anche per tutte quelle realtà che vivono delle ricchezze e delle qualità ambientali dei propri territori – ha sottolineato Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente – e sono proprio i comuni a svolgere un ruolo strategico e insostituibile nella mitigazione del fenomeno incendi, soprattutto attraverso la piena applicazione della legge quadro 353 del 2000 e la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco, unico vero strumento per limitare a monte la possibilità di speculare sulle aree bruciate. Tagliare i fondi agli enti locali allora, può mettere seriamente a rischio le attività di monitoraggio e intervento urgente da parte dei Comuni a tutela del territorio”.

Dai piccoli ai grandi comuni, nel 2010 sono 539 le amministrazioni locali che hanno dovuto rispondere all’emergenza incendi, il 7% di tutti i comuni italiani. Di questi un terzo è in Sicilia (45% dei comuni siciliani interessati da incendi), 88 comuni sono in Calabria e 55 in Puglia.

L’indagine Ecosistema Incendi 2011 analizza lo stato di attuazione della legge 353/2000 e le azioni messe in campo da 423 comuni, tra i 1.988 che nel quadriennio 2007-2010 hanno subito incendi con una superficie percorsa dal fuoco pari o superiore a 10 ettari.

I dati sulla realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco risultano sostanzialmente positivi: 332 comuni (il 78%) sui 426 intervistati hanno realizzato il censimento delle superfici bruciate e nella metà dei comuni quest’ultimo è stato aggiornato nel 2010.

Un dato importante poiché è attraverso il catasto, infatti, che è possibile imporre vincoli e limitazioni per ogni modifica della destinazione d’uso delle aree bruciate, bloccando a monte gli interessi di chi appicca il fuoco in maniera dolosa.

Tuttavia, solo il 5% delle amministrazioni comunali sentite risulta applicare pienamente la legge quadro in materia di incendi boschivi che prevede, oltre alla realizzazione del catasto, una costante attività di prevenzione e tutela del territorio, un’organizzazione di un efficace sistema in grado di intervenire tempestivamente per lo spegnimento dei roghi, attività investigative e di contrasto del fenomeno, tutto per ridurre gli incendi e salvaguardare il patrimonio naturalistico del nostro Paese.

Il 45% dei comuni intervistati realizza campagne informative rivolte alla popolazione.

Meno incoraggiante è il dato dell’attività di formazione che le amministrazioni comunali organizzano per i loro dipendenti comunali e volontari: solo due comuni su dieci si attivano per aggiornare il personale. Buone invece le attività di prevenzione con il 69% dei comuni che svolge una corretta manutenzione della rete viaria di servizio, organizza una regolare pulizia dei terreni e attività selvicolturali per arginare l’innesco di piccoli focolai, e realizza viali parafuoco talvolta determinanti per bloccare l’estendersi di un eventuale incendio.

Solo il 20% dei comuni organizza attività di avvistamento e presidio del territorio, sia con reti strumentali che con personale sia fisso che mobile. Positiva la situazione delle politiche messe in atto dal 60% dei comuni per supportare con accordi e convenzioni il volontariato di protezione civile specializzato nell’antincendio boschivo. Il volontariato rappresenta, infatti, una risorsa importante, in ausilio alle amministrazioni e alle autorità competenti, per tutte le attività finalizzate alla tutela del territorio.

Questi, in sintesi, alcuni dei dati emersi dall’indagine Ecosistema Incendi 2011  a undici anni dall’emanazione della Legge Quadro 353/2000: con un netto miglioramento negli ultimi anni, ben 294 (il 69%) sulle 423 amministrazioni comunali intervistate svolge complessivamente un lavoro positivo di mitigazione del rischio incendi boschivi, dimostrando una crescente sensibilità e attenzione verso la tutela dei boschi e delle aree forestali.

Un buon risultato che però non può nascondere il 31% di comuni che svolgono ancora un lavoro complessivamente negativo, di cui il 9% gravemente inadempiente. E parliamo di amministrazioni che hanno subito incendi di una certa rilevanza nell’ultimo quadriennio.

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