Il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani è aumentato del 13 per cento rispetto all’anno precedente e ha raggiunto il massimo di sempre a 27,7 miliardi di euro nel 2010.
I dati Istat precisano che il risultato è il frutto di esportazioni effettuate per la grande maggioranza nei paesi dell’Unione Europea per un valore di 19,3 miliardi (+11,2 per cento), ma anche negli Stati Uniti per 2,2 miliardi (+10 per cento) e nei mercati emergenti come quelli asiatici con 1,8 miliardi dove si è avuto l’incremento maggiore con un + 20 per cento.
A crescere all’estero sono tutti i principali settori del Made in Italy, ma il prodotto più esportato è diventato l’ortofrutta fresca che, con un aumento del 21 per cento in valore, raggiunge i 4,1 miliardi di euro e sorpassa il vino diventando la principale voce positiva della bilancia agroalimentare.
Aumenta peraltro anche il vino che raggiunge il valore record di 3,9 miliardi con una crescita del 12 per cento mentre formaggi e latticini crescono del 15 per cento per un valore di 1,7 miliardi e l’olio del 14 per cento a 1,1 miliardi.
Sostanzialmente stabili le esportazioni di pasta che rappresenta una voce importante del Made in Italy sulle tavole straniere con 1,8 miliardi.
Tra i singoli prodotti positive sono soprattutto le performance di quelli a denominazione di origine come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano che mettono a segno un aumento record del 26 per cento sui mercati mondiali, ma anche il prosciutto di Parma che ha ottenuto nel 2010 il miglior risultato di sempre con un rilevante effetto traino per l’intero settore.
In Cina il Grana Padano ed il Parmigiano Reggiano sono aumentati del 162 per cento, nonostante la tradizionale opposizione al consumo di prodotti lattiero-caseari da parte dei cittadini asiatici.
L’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale.