Qui il tempo si è fermato, così come le donne – dice Luciano Nota, poeta natio di Accettura: “le puoi ancora incontrare / con le bluse rammendate e scialli neri / poggiate agli usci delle case. / Col santino nel grembiale / parlano ligie dei figli lontani / limano con cura i grani dei rosari. / Sono loro le anziane lucane / abili querce che sfuggono i tempi. / Con gli occhi dipinti d’antico /e la tremola mano / sembrano tutte mia madre” (da “Tra cielo e volto”, Edizioni del Leone, Prefazione di Paolo Ruffilli, postfazione di Giovanni Caserta).
A circa 40 km da Matera, Accettura è un paesino tipico su una collina a 799 m. s. l. m. Il centro abitato domina la valle del torrente Salandrella, il bosco di Gallipoli Cognato a nord e quello di Montepiano a sud. Sede del Parco Regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane. Circa 2000 abitanti, la vivono, la rievocano, la valorizzano, legatissimi alle proprie origini e quindi alle tradizioni locali.
Un paesino tipico che offre l’incontro con la natura: spazi, luoghi, profumi, immagini, suoni, silenzi. Dove la storia e il tempo sembrano essersi fermati, grazie alle loro, ancora vive, usanze e tipicità. La tradizione si sente nell’aria, si legge sui muri, si vede nella gente, si gusta a tavola e culmina nella Festa del Maggio, dedicata al patrono San Giuliano, che si svolge ogni anno tra il giorno della Pentecoste ed il martedì successivo.
L’edizione 2015 si svolgerà dal 23 al 26 maggio (e sul sito maggiodiaccettura.it il programma dettagliato e approfondimenti sulla festa). Le ipotesi sul significato del nome ‘Maggio’ sono molteplici: si suppone che tale termine derivi da ‘major’, per indicare l’albero più grande o che discenda dal mese maggio, durante il quale molto spesso si celebra la festa.
Ancora, secondo Paolo Toschi, il nome discenderebbe dal nome della dea Maja: «Maggio è la festa della fecondazione arborea e quindi dedicata alla dea Maja, quella di maggio esprime, in originali forme di bellezza, l’anelito della moltitudine a che la nostra terra sia sempre ferace: una delle più antiche e venerate divinità laziali che personificava il rigerminare della vegetazione al ritorno della primavera, e la fertilità della terra in maggio». (maggiodiaccettura.it)
Una festa che si rifà ad “un antichissimo rito nuziale propiziatorio. Nel giorno dell’Ascensione, taglialegna e boscaioli vanno alla ricerca dell’albero più alto e dritto di Montepiano, perché diventi l’albero di “maggio”. Analogamente, il giorno della Pentecoste, i giovani di Gallipoli scandagliano i boschi alla ricerca della “cima”, un agrifoglio spinoso e ramificato, considerato la sposa del “maggio“.
Così, in questi giorni, vengono intonati poetici canti d’amore e di corteggiamento, per accompagnare l’incontro tra i due sposi. Durante la sosta dei rispettivi cortei gli accetturesi tirano fuori da capienti sacche tutto il meglio della tradizione culinaria del posto, da salsicce a sopressate a fumanti ricotte, caciocavalli e tanto ma tanto buon vino, fino all’arrivo in paese nel tardo pomeriggio, quando i due cortei festosi si incontrano e inizia la vera festa di popolo con il compimento del matrimonio.
Il martedì successivo, il maggio viene trasportano da alcuni buoi, mentre la cima viene portata a spalla, preceduta da una lunga fila di costruzioni votive, le “cende”. Dopo che la cima è innestata sul maggio, questo viene eretto nell’imponenza dei suoi 35 metri. Come per incanto, la cima fruttifica rapidamente, e gli abitanti iniziano a sparare sui cartellini che vi hanno appeso (un tempo vi si appendevano animali vivi!).
L’antica usanza della scalata del maggio, prova di forza e rito di passaggio all’età adulta è andata persa nel tempo, ma la festa mantiene comunque il suggestivo sapore di rituali di fecondazione della natura” (da italiadonna.it). Tanto importante e sentita da dedicarvi un museo, il Museo dei culti arborei, in posizione fortemente panoramica e lungo la via del “Maggio”.
Nasce con l’intento di offrire allo studioso ed all’appassionato la rara gamma dei culti arborei propri di quest’area e tipici di pochissime altre comunità del bacino mediterraneo. La struttura ospita, inoltre, una mostra di quadri, collezioni di fotografie e video della festa del maggio, ed utensili tipici della civiltà contadina e dei lavori forestali. Il museo offre testi ed informazioni relative ai riti antropologici e sociali ed alle antiche tradizioni legate ai culti arborei tipici di quest’area: rievocazioni potenti di ciò che una volta era la Lucania. Come i giochi da bambini, mangiare pere e mollica, mangiare i cardi.
L’identità e il folklore accetturese viene tenuta viva anche grazie ai gruppi folk, tra cui I Maggiaioli di Accettura, che, nati nel 2001 portano le tradizioni in giro per l’Italia e l’Europa: balli e canti accetturesi legati alla vita agreste.
“È necessario oggi non fermarsi alla sola descrizione esterna del Maggio di san Giuliano, ma occorre prestare grande attenzione agli uomini che fanno il Maggio e al contesto socio-culturale in cui essi vivono, cogliendo le dimensioni interiori e i loro innegabili valori, quindi passando dalla considerazione del fenomeno religioso all’attenzione verso i protagonisti: cercare di cogliere le motivazioni, gli atteggiamenti e i significati dei vissuti esperienziali attraverso cui il popolo di Accettura esprime la sua religiosità”.
Su www.wspclandestino.it/wordpress/2014/06/30/il-maggio-e-la-cima/ una bella summa del Maggio 2014.
Tiziana Di Muro