È giunta quasi al capolinea la campagna della Regione Campania denominata “Vendemmia Verde”, in attuazione del Regolamento CE per l’Organizzazione Comune dei Mercati Agricoli (Reg. Unico OCM).

 

L’ente contribuisce alla produzione vinicola nazionale in modo piuttosto importante, vantando molti marchi a denominazione d’origine. Infatti, grazie ad una serie di misure di riqualificazione produttiva, attuate negli ultimi anni, si calcolano tre DOCG, diciassette DOC, con oltre settanta tipologie, e nove IGT.

 

Il bando per la richiesta di finanziamenti in favore della tutela della produzione vitivinicola, previsto dalla misura, scade infatti il 30 maggio.

 

Ma il dato, certamente positivo, è essenzialmente apparente considerando che la filiera vitivinicola campana risulta caratterizzata da una struttura “polarizzata” nella quale si possono trovare grandi aziende, con un proprio marchio, con prodotti immessi su mercati nazionali ed internazionali e con una consolidata compagine economica e gestionale, capace di resistere alle burrasche di mercato ma esiste anche una moltitudine di piccole aziende, poco orientate al mercato e, quindi, per natura intrinseca destinate a soccombere nella competizione.

 

Bisogna poi considerare che, nelle ultime due campagne, le uve di aglianico, falanghina, piedirosso, trebbiano, greco, malvasia hanno subito drastici cali di prezzo con riduzione dei redditi agricoli.

 

In questo scenario si inserisce la misura della Vendemmia Verde che mira ad intervenire principalmente su alcune varietà di uve al fine di riequilibrare il mercato. Ma, tecnicamente, in cosa consiste la Vendemmia Verde?

 

“La vendemmia verde consiste nella distruzione totale o nell’eliminazione totale dei grappoli non ancora giunti a maturazione e comunque entro il periodo normale dell’invaiatura nella zona considerata, riducendo a zero la resa dell’unità vitata interessata” – così recita il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali n. 9258/2009.

 

E si precisa successivamente che “La mancata raccolta, ossia il fatto di lasciare sulla pianta uva che potrebbe essere commercializzata al termine del normale ciclo di produzione, non è considerata vendemmia verde”.

 

Tra i dettami del Decreto si ritrova, inoltre, che, al fine di ottenere i finanziamenti, si potrà effettuare la vendemmia solo in modo manuale in quanto le vendemmiatici meccaniche, pur garantendo un certo risparmio economico, non assicurano la totale eliminazione dell’uva presente nel vigneto e, per di più, danneggiano le chiome delle viti. Assolutamente vietato è l’uso di prodotti chimici che causano grossi danni all’ambiente.

 

Ma veniamo al dato succulento.

 

La dotazione finanziaria assegnata per la campagna 2009/2010 è pari ad € 1.206.000,00 e viene elargita, forfettariamente, in base agli ettari, con un minimo di 0,4 ettari</metricconverter /> (fatta eccezione per le isole e la zona costiera dove la superficie minima di intervento è 2500 mq)  ed un massimo di 10 ettari</metricconverter />. 

 

Beneficiari sono chiaramente i conduttori di aziende viticole, singoli o associati, che producano varietà di uve da vino idonee alla coltivazione nel territorio regionale.

 

Ma attenzione. È necessario che i richiedenti siano in possesso della dichiarazione di superfici vitate ed abbiano provveduto a costituire correttamente il proprio Fascicolo Aziendale, inoltre le unità vitate devono essere impiantate almeno dalla campagna vitivinicola 2005/2006.

 

Una nota rosa: a parità di punteggio viene data precedenza in graduatoria alle domande che siano state presentate dalle donne.

 

In definitiva la misura mira al mantenimento dell’equilibrio tra domanda ed offerta, nell’intento di resistere alle cicliche crisi di mercato ma, allo stesso tempo, vuole premiare le tradizioni culturali del territorio, la tramandata e popolare Vendemmia, quella che ha sempre dato apprezzabili risultati senza danneggiare il nostro ecosistema.

 

Gabriella Petruzziello

 

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