L’aumento del 25 per cento del prezzo del gasolio sta affondando i 13mila pescherecci italiani, con un aggravio di duemila euro a impresa. E’ quanto denuncia Coldiretti Impresa Pesca, in occasione della diffusione dei dati Istat sull’inflazione che evidenziano un boom dei prezzi dei carburanti.

Il gasolio incide fino alla metà dei costi di produzione e l’aumento delle quotazioni fatto registrare negli ultimi dodici mesi ha aggravato una situazione resa già difficile dal contemporaneo calo dei prezzi pagati ai pescatori.
Proprio per far conoscere all’opinione pubblica la grave crisi che assilla il settore a Salerno in piazza Cavour i pescatori sono scesi in piazza assieme agli agricoltori per regalare pesce e verdure ai cittadini.

La forbice tra prezzo all’origine e prezzo al consumo si è sempre più allargata. Mediamente alle imprese agricole sono destinati solo 17 centesimi per ogni euro del prezzo al consumo, cosi come per la pesca dove su ogni euro del prezzo al consumo agli operatori di settore sono destinati solo 25 centesimi.
Ciò senza dimenticare il crollo fatto registrare nel 2011 a livello di produzione, tanto da rendere necessari due mesi continuativi di fermo pesca. Il tutto si innesta in una situazione di particolare crisi del mercato.

Un ulteriore fattore di crisi è poi rappresentato dal problema dal cosiddetto “credit crunch”, la stretta creditizia da parte delle banche. La quasi totalità degli istituti negli ultimi mesi ha ristretto gli affidamenti alle imprese del settore o di contro, ove possibile, ha elevato le garanzie.
In questo modo – sottolinea Coldiretti ImpresaPesca – si stanno limitando gli investimenti nella pesca e nell’acquacoltura e togliendo la liquidità necessaria alle stesse operazioni di ordinaria gestione commerciale.

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