PIAGGINE (SA). Correva l’anno 1861 quando la tranquilla vita di una cittadina come Piaggine, nell’entroterra cilentano, veniva movimentata dalla presenza dei briganti.

E’ la figura di un avvocato, Giuseppe Maria Tardìo, a riaccendere la memoria. Capeggiò per tre anni diversi gruppi di briganti presenti nelle montagne cilentane. Oggi è diventato spunto per rivedere la storia, ma soprattutto per restituire dignità ad un territorio abbandonato a se stesso…

La necessità è non lasciare che i pochi giovani rimasti vadano via e riuscire a fare tesoro di un patrimonio naturalistico di grande valore, ecco perché a Piaggine è nata una fondazione a nome di Tardìo ed un’oasi dedicata ai ragazzi e alle loro scuole.

Una manifestazione “Il Percorso dei Briganti”, che si svolge di solito in settembre, riporta in vita ricordi e tradizioni culinarie, di cui alcune non sono mai andate veramente perdute, come l’utilizzo della carne di pecora…difficile da cucinare e con un odore particolarmente persistente…che però non è mai sparita dalle macellerie di paese come la ricetta dei briganti: ”la pecora alla pastoresca”.

Ed ecco la ricetta tradizionale della “Pecora alla pastoresca”:

Lasciate bollire i pezzetti di pecora in molta acqua, avendo cura di eliminare man mano la schiuma bianca che si andrà formando in superficie.

Tagliate cipolla, sedano, aglio, pomodorini, basilico, peperoncino ed ulteriori aromi di vostro gradimento.

Dopo due ore di cottura aggiungeteli alla carne. La cottura continuerà fino a che l’acqua rimasta acquisterà un aspetto leggermente cremoso e la pecora sarà cotta a piacimento.

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