EBOLI (SA). Che il cibo sia elemento identitario di un luogo è una dato di fatto. Non c’è viaggio, lontana o vicina che sia la meta, che non si ricordi oltre che per posti visitati, anche per i piatti che si sono assaggiati.
In quest’ottica, la cucina tipica e la proposta di essa, si conferma uno strumento fondamentale per la promozione di un determinato territorio. In questo senso, un ruolo strategico svolgono i ristoranti sempre più attenti ad inserire nella loro proposta enogastronomica prodotti tipici del luogo in cui si trovano, piatti della tradizione locale o pietanze più attuali che, pure, si ispirano ad essa.
Questa tendenza assunta dalla ristorazione “locale” sembra proprio non passare inosservata. Secondo uno studio sul valore del cibo, condotto lo scorso anno dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ben il 55,8% degli italiani ritengono i ristoranti un valido strumento per la salvaguardia della nostra cultura alimentare e della nostra identità territoriale.
Ad Eboli, in quel tratto pianeggiante della provincia di Salerno che fa da cerniera tra la terra degli Alburni e il mare del Cilento, ed in particolare nel suo centro antico, il nesso tra tipicità a tavola e promozione turistica è da tempo colto e “coltivato”.
A farlo sono i ristoratori de Le Tavole del Borgo, associazione che riunisce gli “storici” ristoranti della città vecchia, primissimi baluardi di una rinascita del borgo ebolitano cominciata negli anni ’90 che, oggi, prosegue e non di rado fa parlare di sé.
Una delle iniziative più orientate al recupero della tradizione messe in campo da Le Tavole del Borgo, presieduta da Gustavo Sparano che l’ha fondata nel 2008 insieme a Carmelo Vignes, Dino Marchetta, Francesca Perretta e Paola Fulgione, è sicuramente La Notte dello Scorzamauriello.
Nata come alternativa ad Halloween, la manifestazione è una sorta di Ognissanti “in salsa ebolitana”, all’insegna dell’arte e del gusto, ispirata proprio alla figura dello Scorzamauriello, folletto magico e dispettoso della leggenda, “cugino” del Munaciello napoletano, del Munachicchio lucano e di altri spiritelli il cui mito ricorrre in tutta la cultura popolare meridionale.
Nelle serate del 31 ottobre e del 1 novembre il ristorante- vineria Il Panigaccio, Vico Rua Pizza e Giardino, e i ristoranti Piazzetta Santa Sofia e PortaDogana, da poco rilevato dalla sorelle Filomena e Cosimina Mirra (tutti situati nei luoghi più suggestivi del centro storico di Eboli) ospitano una cena spettacolo con intermezzi musico- teatrali itineranti, proponendo un percorso enogastronomico che, quest’anno più che mai, vuole essere un vero e proprio omaggio alla tradizione. Una celebrazione dell’ ebolitanità, elemento che unisce la proposta artistica e quella enogastronomica delle due serate.
Al centro dei menù proposti dai quattro ristoranti, non poteva che essere Il Ciauliello, piatto tipico per eccellenza della tradizione ebolitana, consistente in una sorta di minestra avente come ingredienti principali pomodori e zucchine, essiccati al sole e poi ammollati in acqua, con l’aggiunta di concentrato di pomodoro, olive nere, aglio, olio d’oliva e peperoncino. Antico piatto della tradizione contadina, un tempo il Ciauliello costituiva il pasto da consumare nella pausa dal lavoro nei campi, corroborante e nutriente ma, al contempo, leggero in quanto privo di grassi animali.
La sua consistenza, inoltre, era adatta a tenere ben umido il pane utilizzato dai contadini della Piana, chiamato “scurzino”, per via della crosta ben spessa. Nel tempo il Ciauliello ha mantenuto le sue caratteristiche principali, prima tra tutte quella in base alla quale tale piatto viene preparato solo ed esclusivamente con ortaggi precedentemente essiccati.
Nonostante la preparazione laboriosa (che prevede, oltre alla fase di cucina, anche una fase di essiccamento della materia prima) possa sembrare a tratti anacronistica, in un tempo frenetico come quello odierno, il Ciauliello continua ad essere presente sulle tavole delle famiglie ebolitane, ciascuna della quali ne custodisce la propria ricetta tramandata di madre in figlia.
Questo grazie anche all’opera dei ristoratori che, proprio in occasione della XII edizione del La Notte dello Scorzamauriello si sono fatti promotori, insieme all’Amministrazione Comunale, della proposta di inserimento del Ciauliello nei PAT-Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Provincia di Salerno.
L’obiettivo è quello di salvaguardare la tradizionalità dei processi produttivi e, soprattutto, di preservare una sapienza secolare tramandata dalla comunità locale, depositaria di una tradizione gastronomica di cui questo piatto rappresenta l’espressione più autentica. Un obiettivo, questo, per il quale i ristoratori hanno anche voluto “mettersi in gioco”, sfidandosi in una singolare gara “a colpi di mestolo”, che li vedrà cimentarsi ciascuno in una propria interpretazione del Ciauliello.
A giudicare i piatti, sarà una giuria di esperti nella quale anche Rosmarinonews.it ha la sua degna rappresentanza. Ne faranno, infatti, parte il nostro direttore Antonella Petitti, Federico Mazza del blog Mazzachebuono.it; Annamaria Nobile, referente per l’Asl Salerno del CriPat (centro di riferimento regionale per la sicurezza della ristorazione pubblica e collettiva e delle produzioni agroalimentari tradizionali).
Chi si aggiudicherà la vittoria de “Il Ciauliello dello Scorzamauriello”? Lo scopriremo e ve ne daremo notizia. Per ora possiamo, in ogni caso, dire che ad Eboli ha vinto la tipicità e la voglia di farne, sempre più, patrimonio culturale.