FIRENZE. La storia de Lo Strettoio è anche la storia di Elisabetta Piazzasi, chef. È un viaggio, il suo, fin dal 1975,  attraverso sapori, profumi e colori per condurti alla conoscenza del suo segreto: l’amore e la riscoperta delle radici del nostro territorio, delle nostre storie.
Elisabetta usa il cuore in tutto quello che fa per ritrovare i piaceri della cucina nostrana sapientemente preparati con genuini prodotti artigianali provenienti dai luoghi d’origine. La sua è l’arte di legare la tradizione con l’originalità, attraverso la  nostalgia di  ricordi di casa, di persone, di affetti, la storia della nostra terra e le storie di ognuno di noi.
Grandi distese di vigne, uliveti, orgogliosi cipressi: le colline che portano a Lo Strettoio disegnano un panorama di grande bellezza, inimitabile, da Sindrome di Stendhal; la strada si snoda nel verde fino a raggiungere il  grande cancello di ferro da cui si accede ad una terrazza con una vista strepitosa su Firenze: questo ristorante raccolto, dominato dallo storico Frantoio della Seicentesca villa “Le Lepricine”, che da il nome al locale, è pieno di fiori, i pizzi della nonna, candele, la musica soffusa, dal perfetto bien-ètre di un’ospitalità che l’atmosfera rafforza, ha il fascino inimitabile del dèjà-vu, in un flash back di antichi ricordi, di profumi e di sapori, di una accoglienza che non ha niente di scontato ma ti da l’impressione di essere a casa, la tua casa.
In carta, create da Elisabetta Piazzasi, diverse proposte, sia di mare sia di terra, alcune delle quali, retaggio della sua personale storia gastronomica, si riferiscono alla Toscana, frutto di antichi ricordi di famiglia: il carpaccio di baccalà affumicato su letto di radicchi con pomodorini, gioco di consistenze, alternanza di sapori e presentazione perfetta nei tortelli di patate con castagne su fonduta di pecorino, di piena tradizione la zuppa di farro della Garfagnana con pancetta croccante e zoccoletti di pane al rosmarino, olio extravergine e pepe bianco.
Fra i secondi, coscio di coniglio al forno con marroni di Firenzuola e il maialino al forno in crosta di miele e d’acacia Il grande finale con le torte fatte in casa di Elisabetta, tra cui Dolcecaffè con cremosa di panna e sfoglie al caramello.
La cantina, gestita dal marito sommelier Pedro Di Vito è molto ben costruita, centinaia di etichette anche d’oltralpe, con preferenza ai vini italiani, notevole la collezione di grappe.
Elisabetta e Pedro, insieme, hanno realizzato il Libro Nuovissimo della Cucina Fiorentina, ritratto veritiero della loro personalità e della loro professionalità; afferma Elisabetta nella prefazione del suo libro:

“La mia cucina nasce dalla tradizione, recuperandone l’altissimo livello culturale e gastronomico. Il rigore estetico e il rispetto per le cose, da manipolare senza far loro violenza, con la saggezza e la semplicità che hanno sempre distinto la cucina toscana. Qui l’olio d’oliva trova la propria collocazione più vera e genuina di condimento naturale, che esalta i sapori senza ottunderli, che fa d’ogni piatto, anche il più povero, una ricca portata. Il sapore della nostra cucina è questo: ben più di un canone gastronomico, è uno stile di vita”. – Da il “Libro Nuovissimo della Cucina Fiorentina” (Editrice Bonechi)

RISTORANTE LO STRETTOIO
via di Serpiolle, 13 – Firenze
tel- 055/4250044
info@lostrettoio.com
www.ristorantelostrettoio.com

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