Ma come, non sei mai stato a Casertavecchia? Dai, ti ci porto io.” Credo di aver detto questa frase molte volte, poi facevo salire l’amico di turno in auto per fare la gita verso questo stupendo borgo medievale arroccato sui Monti Tifatini a circa 400 metri di altezza.
Pensavo andassimo nel centro storico di Caserta!” dicono in genere i miei accompagnatori quando vedono che oltrepasso la città e proseguo verso le strade collinari.
Eh già, perché Casertavecchia è in un certo senso il centro antico di Caserta spostato sulla cima di un colle, la cui storia si intreccia con quella della città nella valle.
È probabile che un primo nucleo abitativo si sia formato con la discesa dei Longobardi nell’Italia Meridionale nel VI secolo d.C., quando gli abitanti della piana preferirono nascondersi in montagna piuttosto che affrontare i bellicosi guerrieri che venivano dal Nord.
Quel è più certo è che nell’861 d.C. esisteva un nucleo urbano chiamato Casa Hirta, proprio per indicare un “villaggio posto in alto”, come ci racconta il longobardo Erchemperto nella sua Historia Longobardorum Beneventanorum.
Il piccolo nucleo originario, passato sotto la dominazione longobarda, ben presto crebbe quando le incursioni saracene iniziarono a minacciare le valli sottostanti, i cui gli abitanti e il clero decisero di trasferirsi per sicurezza nel borgo alto.

La città collinare raggiunse il suo massimo splendore durante la dominazione normanna, a partire dal 1062 d.C.
Sotto il dominio dei nuovi padroni venne rinforzato il preesistente castello longobardo e iniziò la costruzione del duomo dedicato a San Michele Arcangelo. Si trattava ormai di una cittadina prestigiosa, sede anche della sede vescovile e del seminario, e tale prestigio fu mantenuto anche sotto la dominazione sveva.
Fu con l’arrivo degli Aragonesi, nel 1442, che Casertavecchia perse progressivamente importanza.
Molti dei suoi abitanti preferirono ritornare nella valle e dopo la costruzione, ad opera dei Borbone, della Reggia di Caserta, all’ormai piccolo borgo montano fu tolta anche la sede vescovile.
Cristallizzata nel suo quasi totale abbandono, Casertavecchia è così arrivata ai nostri giorni, densa di suggestione e di panorami, tanto da essere inserita tra i Monumenti Nazionali nel 1960.

Negli ultimi decenni il piccolo centro collinare è diventato progressivamente un importante attrattore turistico e vi sono nati numerosi punti di ristoro per una domanda sempre più crescente da parte dei flussi turistici che, soprattutto durante il fine settimana, arrivano per una breve passeggiata tra i vicoli medievali.


Al paese si accede da Est, dove si trovano anche i parcheggi pubblici, e il primo monumento che s’incontra è l’imponente torre cilindrica del castello, il mastio, alta circa trenta metri e con un diametro di quasi venti che la rende una delle più grandi d’Europa.
Oltrepassata la torre si arriva nel cortile del castello, subito circondati da una interessantissima scenografia di antichi ruderi medievali, purtroppo poco valorizzati per la visibile assenza di una manutenzione ordinaria o di una cartellonistica che dia spiegazioni storiche sul luogo e sugli ambienti.
Ridiscendendo di pochi metri verso le case e dopo essersi affacciati da uno slargo panoramico sulla valle sottostante e la città di Caserta, si inizia percorso lungo la via centrale che s’inoltra tra le antiche case di pietra del borgo.

Lo sguardo sarà sicuramente attirato dalla torre campanaria del duomo alla cui base c’è un grande arco che scavalca la strada, ma ancor prima conviene, sulla destra, fare una breve visita all’antica Chiesa dell’Annunziata, quasi del tutto ristrutturata, in stile gotico, di cui sono rimasti conservati la facciata esterna, il campanile, il rosone e il portale in stile barocco apposto successivamente, nel Settecento.
Ancora pochi passi e, superato l’arco della torre campanaria della cattedrale ci si trova nella piccola ma scenografica piazza del Vescovado.


I lavori della chiesa romanica di San Michele Arcangelo, che si affaccia sulla piazza, iniziarono nel 1113 e terminarono quarant’anni dopo. Il campanile, terminato invece nel 1234 mostra già delle influenze gotiche e culmina in una torre ottagonale che poggia su due piani di bifore.
Al suo interno l’edificio è diviso in tre navate da diciotto colonne provenienti da un tempio romano. Qui vale la pena di soffermarsi su alcuni dettagli: il pergamo del XVII secolo realizzato con frammenti degli amboni duecenteschi e decorato con mosaici, l’acquasantiera ricavata da un capitello corinzio poggiante su un leone medievale, la Madonna con Bambino sul pilastro alla fine della navata di destra, unico frammento di affresco conservatosi fino ai nostri giorni.


Tornati nella piazza si attraversa un secondo arco che dà accesso alla via San Michele Arcangelo che, insieme alla Via Annunziata già percorsa costituisce l’asse viario principale del paese, una breve e rilassante passeggiata durante la quale conviene soffermare lo sguardo sulle case, gli archi antichi, i portali e i tanti dettagli architettonici giunti a noi dal medioevo.
Al ritorno conviene invece percorrere i piccoli vicoli posti più a sud della strada principale, per godere di un percorso fatto di silenzi, piccole case ornate con piante e fiori, qualche bottega di artigianato e qualche locanda più nascosta delle altre che magari vale la pena di conoscere.
Se siete in prossimità dell’ora di pranzo troverete a disposizione una dozzina di ristoranti che offrono piatti di terra della cucina locale a buon prezzo.
E se, una volta appagato pure l’appetito, non sapete più cosa vedere, programmate di tornarci in un’altra occasione, ma di sera, perché se Casertavecchia vi è piaciuta di giorno, di sera vi stregherà.

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