Il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollata non è stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque ed è necessario intervenire per invertire una tendenza che mette a rischio la sicurezza idrogeologica del Paese.

In Italia – precisa la Coldiretti – ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità.

All’elevato rischio idrogeologico in Italia non è certamente estraneo il fatto che un territorio grande come due volte la regione Lombardia , per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all’agricoltura che – afferma la Coldiretti – interessa oggi una superficie di 12,7 milioni di ettari con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni. Una situazione aggravata dai cambiamenti climatici in atto che – precisa la Coldiretti – si manifestano con una maggiore frequenza con cui si verificano eventi estremi, sfasamenti stagionali, maggior numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, aumento delle temperature estive e una modificazione della distribuzione delle piogge.

Le precipitazioni invernali sono importanti – sottolinea la Coldiretti – per scongiurare il rischio di siccità estiva. La caduta della pioggia e della neve servono per ripristinare le scorte idriche nel terreno che le coltivazioni  potranno utilizzare per la crescita nel periodo primaverile ed invernale. Le precipitazioni devono avvenire – conclude la Coldiretti – in modo costante e durare nel tempo, mentre i forti temporali, soprattutto se si manifestano con precipitazioni intense, rischiano di provocare danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento.

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