La birra italiana conquista i pub inglesi con  un aumento record del 15 per cento nelle quantità esportate in Gran Bretagna dove è diretta oltre la metà della produzione Made in Italy spedita all’estero.

 

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulle esportazioni di birra italiana nel primo semestre del 2011, in occasione dell’acquisto da parte del colosso britannico della birra SABMiller della rivale australiana Foster per 9,9 miliardi di dollari australiani (10,2 miliardi di dollari Usa).

 

La crescita delle esportazioni di birra made in Italy evidenzia una sorprendente performance in Paesi fortemente nazionalisti nei consumi e tradizionalmente attenti alla qualità della bevanda. Il successo della birra italiana è evidente anche oltreoceano con un aumento del 13 per cento delle esportazioni negli Stati Uniti che sono il più grande consumatore mondiale. 

 

Si tratta degli effetti di un processo di qualificazione nella produzione avvenuto negli ultimi anni. Da segnalare a questo proposito è soprattutto la crescente diffusione sul territorio nazionale di produzioni locali ottenute artigianalmente che incontrano i gusti di una fascia consistente di giovani consumatori e aumentano nei consumi.

 

A cogliere questa opportunità sono stati molti imprenditori agricoli. Un recente decreto ministeriale (212/2010), infatti, permette alle aziende produttrici la materia prima (l’orzo) di creare una malteria o un birrificio aziendale e di considerare la produzione di questa bevanda (e del malto) attività agricola connessa. Per la produzione di birra servono varietà specifiche di orzo che si stanno diffondendo nelle campagne insieme a numerosi “birrifici agricoli” a chilometri zero.

 

 

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