Tra alti e bassi. A luglio le nostre elaborazioni davano una produzione nazionale incrementata del 5% rispetto allo scorso anno. A fine agosto eravamo scesi a -5%. A metà settembre il decremento era salito a -10%. Oggi, a conferimenti praticamente conclusi, siamo a -14% rispetto alla passata campagna.
Nonostante le bizzarrie del tempo, la vite, fino a metà agosto, è riuscita a superare i momenti di criticità, anche perché le basse e le alte temperature, nonché le piogge, anche se fuori periodo, sono capitate quasi sempre nei momenti di necessità della pianta. Il tutto è però stato successivamente vanificato dal caldo torrido di un’estate che, dopo una partenza con il piede sbagliato, sembrava non voler finire più. Infatti, le ultime due settimane di agosto e il mese di settembre, che per temperature hanno polverizzato tutti i record, hanno lasciato il segno. Da qui il ridimensionamento quantitativo e, in diverse zone, anche qualitativo della produzione.
Temperature da record e precipitazioni scarse. Il trimestre giugno/agosto ha registrato un decorso alquanto anomalo, non riscontrabile negli ultimi decenni. La frescura di giugno e luglio è stata bilanciata dalla calura straordinaria che ha invaso tutto il Paese a fine agosto e, nono-stante alcuni nubifragi, su scala nazionale è mancato il 20% delle precipitazioni.
Il mese di settembre nel Nord Italia è stato il più caldo dal 1800 e a livello nazionale si classifica al secondo posto solo dopo il 1987: 30°C, più o meno, in tutta l’Italia Settentrionale, con alte temperature anche in montagna. A livello nazionale ha fatto registrare +2,5°C rispetto al periodo di riferimento 1971/2000. Il Nord Italia è stato il più caldo in assoluto con +3°C.
Per quanto riguarda le precipitazioni, il mese di settembre 2011 ha segnato un calo, su scala nazionale, del 10% rispetto al periodo 1971/2000, mentre il Nord Italia è sceso a -30%.
Epoca di vendemmia. A metà luglio si ipotizzava un anticipo di raccolta di 20 giorni che nel Centro/Nord, fino al 15 di agosto, si è ridotto a una settimana per poi tornare nuovamente a crescere. In quasi tutte le regi-ni del Sud la vendemmia è iniziata invece nella norma pluriennale. Sta di fatto comunque che i conferimenti delle varietà precoci, fatta eccezione per alcune zone di Lombardia, Puglia, Sicilia e Lazio, sono iniziati dopo Ferragosto.
Il pieno della raccolta in tutt’Italia è avvenuto nella prima quindicina di settembre. Le operazioni si sono praticamente chiuse intorno alla metà di ottobre, anche se gli ultimi grappoli di Aglianico in Campania, di Nerello Mascalese sulle pendici dell’Etna, di Nasco e Malvasia in Sardegna, saranno conferiti tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.
Quantità: l’Italia divisa in due. Quantitativamente, a metà agosto, l’Italia si presentava divisa in due. Il Centro/Nord (fino alla Toscana) manifestava un’incidenza produttiva abbastanza omogenea che andava da 0 a -5% rispetto allo scorso anno. Oggi la forbice registra da 0 a -15%.
Il Centro/Sud (dalle Marche alla Sicilia) evidenziava invece una diminuzione compresa tra -5% e -20%. Oggi siamo tra -10% e -25%. Unica vo-ce fuori dal coro è rappresentata dalla Sardegna che, dopo tre anni di decrementi, aumenta del 5%.
Complessivamente l’elaborazione dei dati fa ipotizzare che la produzione di uva possa oscillare tra i 55 e i 58 milioni di quintali che, applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73%, danno 40,3 milioni di ettolitri, praticamente un quantitativo inferiore di poco al 14% rispetto al 2010, che fece registrare una produzione di 46,7 milioni di ettolitri (dato Istat) a fronte della media quinquennale (2006/2010) di 46.186.000 di ettolitri e di quella decennale (2001/2010) di 47.561.000 di ettolitri.
Ci troviamo di fronte alla vendemmia più scarsa degli ultimi 60 anni. Per ritrovare un quantitativo simile bisogna risalire al 1948 quando si produssero 40,4 milioni di ettolitri.
Il Veneto (7.930.000 ettolitri) si conferma, per il quinto anno consecutivo, la regione italiana più produttiva. Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia insieme producono circa 23,5 milioni di ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italiano.
Decremento strutturale. Sicuramente il decremento produttivo nelle regioni meridionali è dovuto anche al ricorso alle estirpazioni con premio e abbandono definitivo dei vigneti. Va infatti ricordato che nella precedente annata sono stati regolarmente estirpati quasi 9.300 ettari che vanno sommati agli oltre 22.000 del 2008 e del 2009. Sicilia, Puglia ed Emilia Romagna sono le regioni che hanno maggiormente fatto ricorso a tale misura.
Altro aspetto che ha diminuito la produzione è da imputare alla cosiddetta “vendemmia verde” che consiste nel rendere improduttivo il vigneto per un anno. Basti pensare che detta pratica, solo in Sicilia, ha interessato circa 13.000 ettari.