Diciamoci la verità, la cultura e il periodo storico dell’antico Egitto sono tra i più affascinanti in assoluto e riescono ad ammaliare anche quelli che la storia l’hanno sempre relegata in un angolo dimenticato della propria vita.

Sarà per via dei geroglifici, dei faraoni, delle mummie, delle piramidi e della sfinge, simboli iconici di un lunghissimo periodo che ha dominato la scena sulle sponde del Nilo per quasi quattromila anni, fatto sta che almeno una piccola scheggia di antico Egitto è entrato indissolubilmente nel cuore e nella mente di ciascuno.

Complici anche il cinema e la letteratura, il “desiderio di Egitto” è stato sempre molto forte tanto che, fino a pochi anni fa il turismo rappresentava la maggiore risorsa economica di questo paese nordafricano e in tutti i mesi dell’anno decine e decine di grandi battelli turistici, veri e propri alberghi galleggianti, solcavano il Nilo da nord  a sud e viceversa per fare tappa a Luxor, Esna, Efdu, ai templi di Philae, continuando con trasferimenti ad Abu Simbel e al Cairo, dove la visione delle grandi Piramidi e della Sfinge da sempre lascia senza fiato.

Nella capitale si trova anche il celebre Museo Egizio che a breve verrà trasferito a Giza, proprio a ridosso delle Piramidi, nella sede del nuovissimo GEM-Grand Egyptian Museum, con una collezione di reperti di indescrivibile bellezza tra cui il noto corredo funerario del faraone Tutankhamon con la celebre maschera d’oro, probabilmente l’oggetto più famoso al mondo pervenutoci dall’antico Egitto.

E per chi non ha la possibilità di andare in Egitto o ha timore di viaggiare all’estero in questi periodi?

Siamo fortunati, perché il museo egizio più antico del mondo, secondo per dimensioni solo a quello del Cairo, si trova proprio in Italia, a Torino.

Perchè il museo egizio più antico del mondo si trova a Torino?

La storia parte da lontano e inizia nel 1626 quando Carlo Emanuele I di Savoia acquistò dalla famiglia Gonzaga la Mensa Isiaca, una tavoletta di bronzo ricca di geroglifici realizzata però in epoca romana e priva di significato reale, una sorta di falso storico o di semplice imitazione artistica. Sia come sia, fu uno dei primi oggetti a suscitare un forte interesse verso la cultura dell’antico Egitto.

Nella seconda metà del Settecento venne organizzata una vera e propria spedizione, guidata da Vitaliano Donati, che trovò sul posto numerosi reperti, tra cui le statue del faraone Ramses II, della dea Sekhmet e della dea Iside, tutti inviati al Museo dell’Università di Torino.

In seguito una vera mania per il collezionismo dei reperti egizi scoppiò dopo le prime campagne di scavo avviate durante l’epoca napoleonica. Bernardino Drovetti, console generale di Francia dell’epoca, riuscì ad acquisire ben ottomila reperti di ogni genere che furono comprati dal re Carlo Felice che, unendoli a quelli già presenti a Torino, diede vita nel 1824 al primo museo egizio del mondo.

Oggi questo affascinante museo, che si trova nello storico palazzo dell’Accademia delle Scienze, offre nei suoi ben quattro piani un articolato percorso che si snoda per due chilometri attraversando tutte le epoche storiche, quello Predinastico, il Medio Regno, il Nuovo Regno, l’epoca Tarda, quella Tolemaica e quella Romana, con una collezione che sfiora i 40.000 reperti.

Indipendentemente dal grado di conoscenza specifica che ogni visitatore può avere della terra dei faraoni, l’allestimento delle sale è realizzato per aree tematiche e storiche in modo da risultare di facile comprensione e allo stesso tempo di grande attrazione.

Ogni singolo reperto ovviamente risulta di grande interesse, ma tra i pezzi veramente più importanti del museo vanno annoverati la tomba integra di Kha e Merit, il tempio rupestre di Ellesia, il Papiro di Torino che riporta l’elenco dei faraoni egizi, la già citata Mensa Isiaca che suscitò l’interesse iniziale verso l’antico Egitto già nel Seicento, le statue di Iside e Sekhmet e quella di Ramses II, il sarcofago nella regina Nefertari e la Tomba di Maia.

Per chi, come me, è rimasto folgorato dal celebre romanzo storico di Mika Waltari “Sinuhe l’Egiziano”, ambientato nell’antico Egitto della XVIII dinastia ai tempi del faraone Akhenaton, la vista della statua del generale Horemheb evocherà forti ricordi dell’avvincente lettura ma, al di là di questa nota letteraria, ogni singolo dettaglio del museo provoca una profonda immersione emotiva nella storia dell’antico Egitto.

Va sottolineato che l’attività del Museo Egizio di Torino non si limita al semplice allestimento espositivo dei reperti, ma comprende studi egittologici di altissimo livello e partecipazione diretta a nuove campagne di scavo in Egitto.

Oggi è uno dei più apprezzati musei italiani e anche a livello internazionale si posiziona nelle classifiche del settore tra i 50 migliori del mondo.

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