uva_moscatoBARI – “Guerra del Moscato”, il Ministero delle Politiche agricole (Mipaf) dà ragione all’associazione dei produttori pugliesi di Moscato e invita (con protocollo. n. 52795 del 21.10.2013) la Regione Piemonte «ad assicurare la corretta applicazione delle disposizioni» della determinazione n. 770 del 6 settembre scorso con cui proprio il Piemonte decise in merito al declassamento delle eccedenze dei Moscati d’Asti Docg, fregiandosi del marchio “Moscato” anche se vietato in base alla precedente circolare ministeriale n.08/03 del 2 agosto scorso.

Una formulazione Regionale che, di fatto, aveva posto un veto all’ingresso di mosti destinati a vini senza Dop e Igp. E «questo – come annunciò all’epoca Angelo Calella, presidente di Assomoscato Puglia – blocca le nostre vendite verso il Piemonte che è la regione che fino allo scorso anno è stato il migliore acquirente del nostro prodotto».
Nella vicenda dunque è intervenuto direttamente il Mipaf, dipartimento delle politiche competitive e della qualità agroalimentare, che in un documento a firma del dirigente, ha giudicato “non corretta o impropria” la dicitura in etichetta, per gli esuberi in resa di uva per ettaro, della Docg Moscato d’Asti piemontese, come “mosti di uve parzialmente fermentati da uve aromatiche Moscato”. Una sottigliezza letterale che di fatto creava uno sbarramento all’ingresso di altri mosti da Moscato e Malvasia da altre regioni, in particolare la Puglia, un best producer. L’uso dell’indicazione del vitigno infatti è vietato per vini senza Dop o Igp.
Il Mipaf ha dunque “invitato” il Piemonte a modificare la propria legislazione in materia, contrastante con quella nazionale.
Calella spiega «bisogna vincere la resistenza di parte dei grossi industriali piemontesi che in questi anni hanno prodotto e commercializzato Moscato spumante ad appena 2 euro la bottiglia, per milioni di bottiglie facendo in effetti ridurre di molto (in concorrenza) il consumo dell’Asti DOCG, specialmente nei paesi emergenti».
Si registra ora l’invito del presidente Calella, dell’Assomoscato Puglia agli industriali piemontesi «per fare più qualità e tipicità, basterebbe fare potatura verde in vigneto prima della vendemmia per evitare i tanto accusati “superi” di Moscato e stare quindi nelle percentuali di produzione richieste dal consorzio piemontese dell’Asti per la DOCG che altrimenti rischia di essere lei stessa penalizzata».

L’altra via proposta per evitare i tanto contestati “superi” sarebbe quella che alcuni produttori di uva moscato, su richiesta di operatori industriali spumantistici interessati alla produzione di MOSCATO SPUMANTE AROMATICO, decidano di declassare liberamente tutta la propria produzione di Moscato DOCG.

Un’ipotesi anch’essa praticabile secondo l’Assomoscato Puglia che intanto non demorde nemmeno sul fronte interno. Il divieto di spumantizzare il Moscato fuori dalla Puglia imposto dall’assessorato regionale all’Agricoltura con il varo dei nuovi disciplinari, di fatto sta facendo collassare il mercato del Moscato pugliese senza più possibilità di sbocco, con un mercato interno che non riesce a reggere la forte produzione delle vigne di Moscato piantate dal Gargano a Santa Maria di Leuca.

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