PESCALa produzione 2013 di pesche e nettarine in Italia, stimata su circa 1.520.000 tonnellate, cala del 7% rispetto al 2012.
Il calo produttivo di quest’anno, legato soprattutto alle condizioni climatiche primaverili particolarmente avverse, riguarda sia le pesche che le nettarine, entrambe al -7%.
A livello territoriale si rileva una produzione di circa 784.000 tonnellate nel Sud Italia, -8% sul 2012, mentre al Nord, con circa 642.000 tonnellate si registra un complessivo -5%.

In questo caso il calo è più attenuato, grazie alle produzioni piemontesi che dopo un anno di forte deficit produttivo rientrano su livelli più normali.
Negli altri paesi produttori europei la situazione è analoga e in alcuni casi più deficitaria.
È il caso della Grecia, dove gravi problemi di grandine, hanno influito negativamente sui volumi, che si attestano su circa 175.000 tonnellate per le pesche, -24% sul 2012, 250.000 tonnellate di percoche, -37% e 57.000 tonnellate di nettarine, -29%.
La Francia presenta una produzione complessiva di circa 258.000 tonnellate, -8% sul 2012.
Le stime produttive di fine aprile sono state riviste al ribasso anche per la Spagna.

La produzione di pesche da consumo fresco (escluso le pesche piatte) è stimata ora su circa 293.000 tonnellate, +12% rispetto al deficitario 2012, ma -4% rispetto all’annata 2011, stagione con produzioni più vicine al potenziale produttivo.
Crescono le produzioni di pesche piatte, ora sulle 130.000 tonnellate, grazie all’entrata in produzione degli impianti più giovani. Per le nettarine le stime aggiornate registrano un +7% sul 2012, ma se il confronto viene fatto con il 2011, si registra un significativo -7%.
A livello europeo la produzione 2013 scende del 7% rispetto al 2012 e dell’8% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
Accanto al calo generalizzato della produzione, in questa annata si evidenziano segnali di positività legati alla scalarità della produzione italiana ed europea. Non ci sono sovrapposizioni tra prodotto proveniente dal Sud e quello del Centro Nord perché la maturazione dei frutti al Sud ha seguito un calendario normale, senza ritardi, mentre al Nord si è registrato un ritardo di maturazione di parecchi giorni rispetto all’anno scorso e questa scansione del calendario, di fatto, evita quei picchi produttivi di fine giugno -inizio luglio che molto spesso hanno effetti negativi sul mercato.

“Dai dati aggiornati a livello nazionale ed europeo – dichiara Elisa Macchi, Direttore di CSO – emergono due considerazioni importanti. A livello europeo dobbiamo ricordare che il confronto con l’anno precedente avviene rispetto ad un’annata che non ha visto eccessi di offerta, sia dal punto di vista dei volumi totali che delle entrate settimanali.
La Spagna, già lo scorso anno, aveva presentato problemi produttivi nel periodo precoce ma anche nel periodo medio tardivo a causa di importanti grandinate. L’incremento produttivo spagnolo, registrato rispetto allo scorso anno, è dovuto, quindi, sostanzialmente al confronto con le basse produzioni 2012 e i livelli produttivi attesi per questa campagna sono nettamente inferiori al potenziale di questo paese. L’altro aspetto da sottolineare è la buona scalarità delle produzioni che dovrebbe scongiurare quegli eccessi di offerta che molto spesso, soprattutto in determinati periodi della campagna, finiscono per penalizzare pesantemente il mercato.”

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