ROMA. Da anni si discute se sia meglio la cucina italiana o quella francese. Un confronto che difficilmente porta ad un vincitore e a un vinto. Ma se siete alla ricerca di un derby disputato ai fornelli e sulle tavole, non si può mancare di passare nella capitolina via dei Banchi Vecchi. Qui lavora, da dieci anni, uno chef, dal nome francese e dal cognome italianissimo: Anthony Genovese. Nato in Francia da genitori calabresi, nonna cuoca, nonno pasticcere e una propensione naturale alla cucina che lo porta fin da giovane a frequentare l’istituto alberghiero di Nizza.

Di lui si sa tanto, anche grazie a quelle due stelle che la guida rossa, la conosciuta Michelin, gli ha assegnato, ma anche non troppo, perchè lui è come i suoi piatti: semplice. C’è chi lo definisce un “artigiano del gusto”, chi dice che i suoi piatti siano tutt’altro che monotoni e che gli stessi rappresentano un gioco, un viaggio ricco di aneddoti e sorprese. Tante definizioni che trovano un punto comune: l’emozione. Quella che Genovese sa far convogliare nel piatto attraverso accostamenti perfetti, al limite del minimalismo, serviti all’interno di una cornice e un ambiente gradevoli.

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Il Ristorante “Il Pagliaccio”: undici tavoli, distribuiti in spazi, recentemente rivisitati, arredati miscelando lo stile classico a quello moderno.  Il nome del ristorante richiama il clown raffigurato nel quadro che fu donato a Anthony da suo padre.

«Probabilmente – spiega Genovese – è l’emblema del mio modo istrionico e artistico di fare cucina artigianale, stravagante, ma equilibrata e, soprattutto, profondamente autobiografica». E a proposito di biografia facciamo un tuffo nel passato dello chef: classe 1968, dalla natia Francia approda a Ravello non senza prima aver fatto esperienza in ristoranti dell’Inghilterra, del Giappone, della Malesia e della Thailandia. Qui, al ristorante Rossellinis dell’Hotel Palazzo Sasso, arriva la prima stella e dalla Costiera Amalfitana alla capitale il passo, compiuto nel 2003, è breve.

L’anniversario: dieci anni di sacrifici, di costanza, di temperamento, di perseveranza e un traguardo che premia tanti sforzi. Dieci anni caratterizzati, in cucina, da un’evoluzione delle tecniche di lavorazione e cottura, da attenti studi per la materia prima e, in sala, da un approccio ritmico nei confronti della clientela.  Dieci anni coronati da un evento, organizzato qualche giorno fa e a cui han preso parte gli amici storici de Il Pagliaccio, con il supporto di Longino&Cardenal, S.Pellegrino e Acqua Panna, Marchesi de’ Frescobaldi, Tenute Costa, Pian dell’Orino, Antinori, Nonino, Livio Felluga, Krug, Gancia e Olio Fratelli Aprile. Dieci anni coronati da una pubblicazione, dal titolo “Ten” edita da Betelgeuse su progetto creativo di Aromi Creativi.

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Dieci anni di percorso che portano Anthony Genovese, affiancato in cucina da Francesco di Lorenzo, in sala da Gennaro Buono, nella gestione della cantina da Matteo Zappile e nella creazione di tentazioni golose dall’alsaziana Marion Lichtle, a proporre una cucina, ricca di contaminazioni, ma mai fusion, e un servizio da provare, almeno una volta nella vita.

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