Luci, decori, regali e fiere di beneficenza. Il Natale è già alle porte. Il periodo natalizio portando con sé atmosfere davvero straordinarie.

E tra ghirlande, alberi e presepi, il periodo natalizio è ricco di tradizioni che ci parlano di Natali lontani, di modi di vivere le festività natalizie come celebrazioni di valori veri e sinceri.

Bello, rosso e portafortuna: l’agrifoglio è una delle piante natalizie per eccellenza. L’usanza di decorare la casa con questi ramoscelli è una delle più antiche tradizioni natalizie.

In passato, si credeva che le foglie pungenti dell’agrifoglio fossero un’arma di difesa per scacciare gli spiriti maligni. Oggi, si ospita in casa con piacere, il fatto che sia una pianta sempreverde è una promessa di vita perenne e le sue bacche rosse, esprimono gioia ed esultanza.

Secondo le leggende, in Irlanda, l’agrifoglio veniva usato durante le festività natalizie ed era l’unica pianta che anche le famiglie più povere potevano permettersi per decorare le loro abitazioni. Proprio per questa ragione, l’agrifoglio è tra le piante di Natale più amate. Ricco di simbologia, la struttura delle sue foglie, ricorda la corona di spine di Gesù e i frutti rossi il suo sangue, mentre i boccioli bianchi la purezza della Madonna.

La più accreditata leggenda racconta di un piccolo orfanello che viveva ospitato da alcuni pastori, quando gli angeli araldi apparvero per annunciare la nascita di Cristo. Sulla strada verso Betlemme, il bimbo incontrò una corona di rami d’alloro da portare al neonato re. Ma quando il piccolo la pose davanti a Gesù, la corona gli sembrò misera e indegna, tanto che il pastorello si vergognò ed iniziò a piangere. Allora Gesù bambino toccò la corona, fece in modo che le foglie brillassero di un verde forte ed intenso e cambiò le lacrime dell’orfanello in bacche rosse.

Altra tradizione antica ma ancora attualissima, tramandata di generazione in generazione in Italia e in tutto il mondo, è quella di appendere un rametto di vischio. L’uso e la leggenda del vischio, arriva dal nord Europa, popolato dai celti e dai sacerdoti druidi.

E proprio gli abitanti del Nord Europa, ribattezzarono il vischio, come la pianta della Luna, per sue bacche bianche che quasi brillando al buio. In passato era ritenuto di buon auspicio oltre che terapeutico. Una pianta ritenuta medicante, ma fatale in caso di un uso scorretto. Nella mitologia scandinava il vischio era anche la pianta associata alla dea anglosassone Freya, dea dell’amore e protettrice degli innamorati.

La leggenda narra che Freya aveva due figli: Balder e Loki. Il suo secondogenito era cattivo e invidioso e consegnò un dardo appuntito ottenuto intrecciando i rami del vischio al dio dell’inverno che lo tirò dal suo arco colpendolo ed uccidendolo. Freya, disperata, pianse il suo dolore e le lacrime si trasformarono al contatto con il dardo di vischio, diventando bacche perlate della pianta e il figlio riprese a vivere.

Freya, colma di felicità iniziò a ringraziare i passanti, baciandoli sotto un vischio. Da allora, il vischio è considerato un simbolo di buon augurio e tante coppie, infatti, decidono di baciarsi sotto il vischio per augurarsi amore eterno.

Si dice che a Natale, se una ragazza si trova sotto il vischio, non può rifiutarsi di essere baciata. Nel tempo è divenuto simbolo della vita e dell’amore, che sconfigge anche la morte, invocando protezione e fortuna. Perchè di buon auspicio si è solito appenderlo alla porta di casa come buon augurio per chiunque entri.

L’agrifoglio e il vischio sopravvivono ai tempi e ai cambiamenti, raccontano leggende e storie di un Natale che resta la festa più intima e amorosa dell’anno.

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