In qualsiasi città indiana bisogna fare l’abitudine alla vista degli animali vaganti, soprattutto vacche, che insieme ad automobili, moticiclette, motocarri tuk tuk e carretti di ogni genere, percorrono liberamente strade trafficate ed aree pedonali.
Il motivo risiede nel fatto che, come tutti ben sanno, in India la vacca è considerata un animale sacro ed è protetta dalla stessa costituzione indiana.
Il culto ha avuto origine soprattutto per le credenze religiose del Buddismo e dello Jainismo, branche della religione Indù che tendono a considerare sacro qualsiasi essere vivente.
Per gli induisti nel ventre della vacca “abitano” le 330 milioni di divinità più o meno riconosciute, il toro, oltre che divinità stessa, viene chiamato “re della strada” e le sue rappresentazioni in forma di statua vengono adorate in moltissimi templi.
Molte delle vacche che si vedono per strada hanno un padrone, dal quale ritornano generalmente in serata, finché possono dare latte. Successivamente, per motivi economici, vengono abbandonate e diventano randagie a tutti gli effetti.
Nedll’India moderna un grosso problema per questi animali è costituito dalla grande presenza di rifiuti di plastica, che spesso le vacche mangiano in cerca di cibo, con conseguenze spesso nefaste.
Animale considerato altrettanto sacro è la scimmia, perché la credenza religiosa vede questi primati come la reincarnazione del dio scimmia Hanuman, il protagonista del poema epico Ramayana, uno dei maggiori poemi epici dell’India.
La convivenza non è sempre pacifica, e di incidenti e contrattempi si verificano continuamente a causa del comportamento indisciplinato di questi macachi.
Addirittura, spesso alcune scimmie sono riuscite ad entrare negli edifici governativi, provocando disordini e disagi.
I topi sono venerati invece nel tempio di Karni Mata a Deshnok, e sono ugualmente intoccabili.
In generale la presenza di animali vaganti (vacche, tori, cani, maiali, scimmie, topi, ratti) è impressionante ed è incredibile come automobili motocicli riescano a sfrecciare loro accanto sfiorandoli talvolta di pochi millimetri senza provocare incidenti in continuazione.
foto e testo di Roberto Pellecchia