Prima di prendere in considerazione la vendemmia 2011 riteniamo sia importante ricordare le caratteristiche quantitative e qualitative delle tre precedenti campagne che sicuramente non sono state tra le più brillanti degli ultimi vent’anni.

2008: salvata da uno straordinario mese di settembre. Nel 2008 si produssero 46,2 milioni di ettolitri di vino con un incremento del 9% rispetto all’anno precedente che, come abbiamo visto, è stato però molto avaro.

Le regioni del Centro Nord, a eccetto della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna, furono caratterizzate dal segno meno, quelle del Centro Sud, a eccezione del Lazio e della Sardegna, recuperarono notevolmente rispetto alla precedente produzione, tanto che la Sicilia fece registrare +35%. Le positive condizioni climatiche verificatesi in tutt’Italia nei mesi di settembre e di ottobre prolungarono il periodo di accumulo e di raccolta permettendo un forte recupero qualitativo al Centro Nord e in particolar modo per quei vini ottenuti da uve vendemmiate tardi.

Il 2008 è valutato come un’annata assai eterogenea, comunque complessivamente buona con solo qualche punta di ottimo.

2009: bizzarra, ricca di colpi di scena, annata più bagnata dal 1803. Il 2009 ha presentato caratteristiche ancora diverse dalle due precedenti annate a partire dalle precipitazioni autunno-invernali, considerate dal Cnr tra le più abbondanti dal 1803.

A una primavera capricciosa e caratterizzata da capovolgimenti e colpi di scena è seguita un’estate iniziata all’insegna della pioggia e proseguita con temperature sensibilmente al di sopra della media stagionale.

Nel 2009 si produssero 45,4 milioni di ettolitri di vino. L’Italia fu divisa longitudinalmente in due: la parte occidentale, quella tirrenica, manifestò infatti incrementi produttivi abbastanza omogenei (5/10%), per contro la parte orientale (adriatica) decrementi altrettanto omogenei (5/10%). A causa del bizzarro andamento climatico e meteorico, fatto di colpi scena, piogge, sole, alte e basse temperature, la qualità in tutt’Italia è stata piuttosto difforme.

2010: una vendemmia eterogenea e a macchia di leopardo. Nel 2010 L’andamento climatico e meteorico dei mesi di settembre e di ottobre non ha portato ai miglioramenti auspicati. Il sole è stato in quasi tutt’Italia avaro e le piogge in molte zone non hanno lasciato scampo. L’eterogeneità qualitativa rilevata da Assoenologi a fine agosto è stata purtroppo confermata.

Una situazione a macchia di leopardo, dove in una stessa regione il buono si è scontrato con l’eccellente e l’ottimo con il mediocre. Complessivamente la qualità della produzione 2010 è risultata buona con diverse punte di ottimo, ma con l’assenza di eccellenze.

Si sono prodotti 46.745.000 di ettolitri di vino (dato Istat), circa 1 milione di ettolitri in meno rispetto al 2009. Il Veneto si è confermato la regione italiana più produttiva con 8.351.000 di ettolitri, seguita dalla Pu-glia (7.169.000), dall’Emilia Romagna (6.601.000) e dalla Sicilia (5.676.000), quest’ultima in calo di mezzo milione di ettolitri di vino rispetto al 2009.

LA PRODUZIONE 2011 COME E PERCHÉ

Ad oggi è stato raccolto meno del 30% dell’uva. Le prime regioni a tagliare i grappoli per le uve precoci base spumante sono state, tra l’8 e il 16 agosto, la Lombardia, la Puglia, la Sicilia, l’Emilia Romagna e il Lazio.

Il pieno della raccolta in tutt’Italia avverrà nella seconda decade di settembre, per concludersi entro la fine di ottobre e i primi di novembre con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna.

Da qui l’inattendibilità delle previsioni fatte in luglio con tanto di quantità e qualità, in particolar modo per un’annata come questa e ben sapendo che, anche in una situazione normale, l’andamento dei mesi di agosto e di settembre è fondamentale per siglare o meno una buona campagna vitivinicola.

A riprova di quanto sopra basti ricordare i 40°C toccati in molte zone nella seconda quindicina di agosto che ha ulteriormente modificato la situazione, accelerando la raccolta per poter mantenere i necessari standard qualitativi.

Quantità inferiore al 2010. Quantitativamente parlando, l’elaborazione dei dati fa ipotizzare che la produzione di uva possa oscillare tra i 59 e i 63 milioni di quintali che, applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73%, danno 44 milioni di ettolitri, praticamente un quantitativo inferiore di poco più del 5% a quello dello scorso anno, che fece registrare una produzione di 46,7 milioni di ettolitri (dato Istat). Se il caldo delle due ultime settimane di agosto continuerà anche nella prima decade di settembre si potrà verificare un abbattimento dei valori quantitativi a causa della concentrazione, ovvero della perdita di turgidità degli acini.

Per meglio focalizzare il livello di produzione 2011, riteniamo utile paragonarlo con le medie produttive degli ultimi anni che danno 47.562.000 di ettolitri per il decennio 2001/2010, 46.187.000 di ettolitri per il quinquennio 2006/2010 e 46.263.000 di ettolitri per il triennio 2008/2010.

Va ricordato che in diverse regioni, in particolar modo del Sud d’Italia, la produzione risulta diminuita anche a causa delle estirpazioni volontarie e con premio comunitario, nonché dall’entrata in essere della “vendemmia verde” (che consiste nel rendere improduttivo il terreno per un anno), misure che hanno tolto dalla produzione migliaia e migliaia di ettari di vigneto.

Il ciclo vegetativo. L’inverno nel Centro-Nord d’Italia è stato caratterizzato da un andamento regolare, a cui è seguita una primavera inconsueta calda e asciutta prima, piovosa poi. Il mese di aprile infatti è stato decisamente secco con temperature, per molti giorni, superiori ai 30 C°. In maggio sono calate le temperature ma con poche precipitazioni. In giugno si sono avute due settimane di pioggia che sono poi rientrate nella norma. In luglio le temperature sono scese al di sotto della media stagionale.

Diverse le grandinate che in alcune zone hanno arrecato notevoli danni. Il caldo insolito di aprile ha accelerato il ciclo vegetativo sfociando in una fioritura regolare iniziata con notevole anticipo. Durante i mesi di giugno e luglio la vite ha perso parte dell’anticipo accumulato, che oggi è sceso mediamente tra i 5 ed i 7 giorni rispetto allo scorso anno. Agosto è decorso regolare nelle prime due settimane con notevoli escursioni termiche per rendersi torrido dopo Ferragosto, riaccelerando i processi di accumulo e quindi di raccolta.

Nel Centro Sud l’inverno è stato piovoso, mentre la primavera è giunta tardi caratterizzata da diverse precipitazioni e basse temperature che non hanno consentito un anticipo del ciclo vegetativo anzi, in alcuni casi, si è verificato un ritardo rispetto allo scorso anno, come ad esempio, in Abruzzo.

Le fasi fenologiche sono rientrate nella norma, complici le piogge primaverili che hanno favorito un germogliamento uniforme e un regolare sviluppo vegetativo, mentre la fase di fioritura è stata condizionata da situazioni climatiche non molto favorevoli che hanno determinato qualche problema di “colatura” con conseguente riduzione delle quantità per ettaro.

Una situazione che, fatta salva la Sardegna, ha contraddistinto tutto il Centro Sud dove l’inizio di agosto è stato caratterizzato da temperature più elevate ed escursioni termiche notevoli di circa 15/18°C. Come nel Centro Nord d’Italia dopo Ferragosto le temperature sono sensibilmente cresciute accelerando i processi di maturazione.

Complessivamente le bizzarrie del tempo fino ai primi giorni di agosto, dovute ai vari eventi climatici e meteorici, non hanno causato danni in quanto coincidenti con le necessità fisiologiche della vite, nel senso che, anche se fuori stagione, il caldo e le piogge hanno favorito le varie fasi fenologiche e naturalmente contrastato  l’insorgere dei focolai di infezione delle più tipiche ampelopatie, come peronospora e oidio.

“Estirpi” e “Vendemmia verde”. Sul fronte della “rottamazione” dei vigneti, in Italia fra il 2007 e il 2010 sono stati cancellati (con premio Ue che a seconda delle zone poteva arrivare fino a 12mila euro a ettaro) circa 30.000 ettari di superfici vitate. Fra le regioni la fetta maggiore di espianti definitivi è stata effettuata in Puglia (11.000 ettari) e in Sicilia (7.000). Ma riduzioni importanti sono state registrate anche in Emilia Romagna (3.200 ettari), Abruzzo (3.000), Lazio (1.800) e Marche (1.600).

La “vendemmia verde”, cioè la possibilità di rendere improduttivo il vigneto per un anno e che garantisce un premio comunitario al produttore di circa 1.700 euro a ettaro, nel 2010 ha coinvolto quasi 9.700 ettari di vigneti, ai quali si prevede se ne aggiungano altri 15.700 nel 2011.

La misura ha riguardato all’87% la Sicilia, ma è stata utilizzata anche in Piemonte (3%), in Umbria (2,8%), nelle Marche (1,8%) e in Lombardia (1,6%), mentre la rimanente percentuale è frammentata nelle altre regioni, ad eccezione di: Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto che non hanno fatto alcuna richiesta.

(fonte ASSOENOLOGI) 

Rispondi

Please enter your comment!
Please enter your name here