Quasi un italiano su quattro (22 per cento) torna dalle vacanze con prodotti tipici come souvenir che si classificano come i preferiti nell’estate 2014.

E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ dalla quale si evidenzia però che quest’anno una maggioranza del 39 per cento di italiani torna a mani vuote dalle ferie.

Le difficoltà economiche costringono molti a risparmiare in vacanza e spingono anche verso spese utili, con i prodotti tipici come vino, formaggio, olio di oliva, salumi o conserve che vincono su tutte le altre scelte nell’estate 2014.

Al secondo posto si classificano gli oggetti tipici di artigianato, acquistati dal 20 per cento degli italiani mentre il 18 per cento acquista gadget, portachiavi, magliette e il 16 per cento cartoline e immagini del luogo che perdono terreno nella sfida con gli smartphone.

La tendenza a fare spese utili ha dunque favorito l’acquisto come ricordo nei luoghi di vacanza dei prodotti alimentari tipici da consumare al ritorno a casa con parenti e amici. e rendere meno duro il rientro. Dalla mozzarella di bufala in Campania al formaggio Asiago in Veneto, dal pecorino della Sardegna al prosciutto San Daniele nelle montagne del Friuli, dal vino Barolo del Piemonte alla Fontina in Valle d’Aosta, dal limoncello campano al Caciocavallo del Molise sono alcuni dei souvenir più richiesti dai turisti per portare un ricordo “appetitoso” dei luoghi di vacanza.

Specialità nostrane che possono essere acquistate nella grande varietà dei percorsi turistici legati all’enogastronomia presenti nelle città, ma anche nei centri minori delle campagne che si stanno rivitalizzando grazie a queste nuove opportunità.

L’acquisto di prodotti tipici come ricordo delle vacanze è una tendenza in rapido sviluppo favorita dal moltiplicarsi delle occasioni di valorizzazione dei prodotti locali che si è verifica nei principali luoghi di villeggiatura.

L’Italia può contare sul primato europeo nell’enogastronomia con 235 prodotti a denominazione di origine (Dp/Igp) riconosciuti dall’Unione ma anche un numero record di 4813 specialità alimentari ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle regioni nel 2014, ben 115 in più rispetto allo scorso anno.

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