Lungo le nostre coste succede spesso che piccole frazioni marine siano ben più note dei rispettivi comuni di appartenenza, il più delle volte adagiati su declivi collinari dove gli echi del turismo balneare arrivano smorzati o non arrivano affatto.
Eppure proprio in questi paesi è facile trovare, magari dopo una intensa giornata di mare, una giusta dimensione di tranquillità e frescura, oltre all’opportunità di esplorare un borgo antico ricco di gradevoli sorprese.

Uno di questi è, nel basso Cilento, San Giovanni a Piro, antico borgo all’ombra della rupe del Monte Bulgheria, fondato oltre mille anni fa da monaci orientali e abitanti dell’Epiro (quindi ab Epiro), tra cui il noto umanista Teodoro Gaza di Tessalonica, a cui venne affidato il compito di amministrare i vasti beni del vicino cenobio italo-bizantino di San Giovanni Battista.
Un paese che nel corso della storia visse momento bui, dovuti agli assalti dei pirati barbareschi, pestilenze e carestie, ma che a metà dell’Ottocento vide fiorire una certa opulenza grazie all’attività di diversi mulini e frantoi.


Oggi San Giovanni a Piro, a 450 metri slm,, possiede un grazioso centro storico in cui conviene inoltrarsi non appena si arriva in paese.
Cercando di non perdersi tra l’intrico di stradine, vicoli, archi a tutto sesto e scalinatelle, si arriva nell’ariosa piazza Teodoro Gaza su cui si affaccia la bella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo la cui facciata è decorata con gigli in bassorilievo, emblema del regno borbonico.

All’interno è suddivisa in tre navate, separate tra loro mediante arcate a tutto sesto sorrette da pilastri. Tra gli elementi di spicco ci sono l’altare maggiore del 1765, impreziosito da intarsi di pietre e marmi policromi, e la suggestiva acquasantiera medioevale decorata con figure allegoriche.

Alla sinistra dell’entrata della chiesa, infissa nel muro, è posta la lapide della tomba di Teodoro Gaza, piuttosto consumata perché originariamente si trovava sul pavimento del cenobio, dove fu rinvenuta.
Lasciata la chiesa si possono continuare ad esplorare le molte suggestive viuzze, di cui alcune talmente anguste da permettere il passaggio di una sola persona alla volta.

Tra queste non si tralasci di percorrere via Pietra Pacifica che, oltre ad essere una delle strade più antiche, conserva ancora in parte una delle cinque porte originarie del paese.

La parte più alta del centro abitato prende il nome di rione Tornito; anche qui si trovano in abbondanza elementi architettonici che risalgono al medio evo e bei portali sette e ottocenteschi ornati con stemmi.
Fulcro del quartiere è la chiesa di San Gaetano da Thiene, edificata nel 1660, inizialmente dedicata a Santa Rosalia in segno di ringraziamento da parte degli scampati alla peste del 1656 e, successivamente, nel 1888, a San Gaetano.

Il portale d’ingresso è del 1813 e appena lo si varca salta immediatamente all’occhio il pavimento in maioliche dell’800 in cui domina il colore blu. L’altare maggiore è lavorato con una fine tecnica d’intarsio in marmi rari e pietra.

Di pregio anche il pulpito in legno di noce, del 1886. La sua torre campanaria a base quadrata termina con una bella cuspide in stile moresco.


Lasciando il centro abitato conviene prendere la strada principale che passa al di sopra delle case in direzione di Marina di Camerota.
Poco dopo aver lasciato le ultime abitazioni sulla destra si apre una stupenda veduta sul paese a cui fa da sfondo l’intero golfo di Policastro, una vera gioia per gli amanti della fotografia. Ma le splendide vedute non finiscono qui.

Subito oltre s’incontra l’indicazione per il Santuario di Pietrasanta, che va seguita. Dopo 2,3 km, nell’ultima curva a gomito che si incontra prima del Santuario, una piccola deviazione di 170 metri porta a una terrazza attrezzata con panchine da dove la vista spazia su tutto il golfo, la Calabria e, nelle giornate con buona visibilità, le isole Eolie.

Si tratta del pianoro di Ciolandrea, luogo di grande suggestione paesaggistica che merita davvero una sosta. Continuando per la strada asfaltata, dopo circa 900 metri si arriva al Santuario di Pietrasanta, anch’esso in bella posizione panoramica, quasi a picco sul fianco della montagna a 650 metri di altezza, con bella vista su San Giovanni e sulla tutta la vallata sottostante.
Le origini del santuario sono molto antiche e vanno indietro di almeno otto secoli. La particolarità, che dà anche il nome al luogo religioso, è la statua della Madonna con Bambino scolpita direttamente nella roccia, recante in una mano un melograno, simbolo di prosperità.


La strada continua oltre il santuario e permette di arrivare sulla cima del Monte Picotta, facile da individuare grazie alla presenza di numerose antenne, per poter godere di un altro splendido panorama che, da questo punto, permette di vedere anche la sottostante Scario.

Un’altra tappa da non perdere nella visita di questo territorio è rappresentata dal già citato cenobio italo-bizantino di San Giovanni, che si trova poco a Nord del paese, proprio sotto il massiccio verticale del monte Bulgheria, che si eleva fino a 1225 metri.
Restaurato di recente, il complesso monastico, per quanto spogliato nei secoli di tutte le sue opere di pregio, rimane un luogo che emana fascino e offre al visitatore la possibilità di ammirare alcuni affreschi che hanno resistito alla furia del tempo e alcune strutture originarie, a cui si accede internamente da una porta laterale, probabilmente facenti parte del refettorio, delle celle, della cucina e della foresteria. Per visitare l’antico luogo di culto, non sempre aperto, conviene prendere informazioni in paese.

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