33.817, tanti sono stati i reati ambientali scoperti nel 2011, il 9,7% in più rispetto al 2010. Aumentano i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’arte e dei beni archeologici. Triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare.
E sono già 18 le amministrazioni comunali sciolte per infiltrazioni mafiose solo nei primi mesi del 2012, per reati spesso legati al ciclo illegale del cemento. Nello specifico, le forze dell’ordine hanno accertato 5.284 illeciti relativi al ciclo dei rifiuti.
Nel 2011 sono state 17 le inchieste sull’unico delitto ambientale, quello contro i professionisti del traffico illecito di rifiuti (art. 260 Dlgs 152/06). Mentre nei primi quattro mesi del 2012 le inchieste già concluse sono cinque.
I rifiuti gestiti illegalmente e sequestrati, nel 2011 in Italia, si sono attestati sulle 346 mila tonnellate, come se 13.848 enormi tir si snodassero in una fila lunga più di 188 chilometri. Ma i traffici illeciti di rifiuti si stanno spostando sempre di più nello scacchiere internazionale, dove stanno prendendo il predominio le mafie transazionali.
Nel 2011, l’Agenzia delle Dogane ha sequestrato nei porti italiani 7.400 tonnellate di rifiuti (principalmente avanzi e cascami di plastica e metalli) diretti all’esportazione in gran parte verso la Cina. Sono invece 6.662 gli illeciti e 8.745 le persone denunciate nel ciclo del cemento, dove nonostante la crisi e il calo del 20% stimato dal Cresme nel mercato legale, l’abusivismo ha fatto registrare 25.800 casi tra nuove costruzioni o grandi ristrutturazioni, con un fatturato che si conferma stabile intorno a 1,8 miliardi di euro.
La Campania continua a occupare il primo posto nella classifica dell’illegalità ambientale seguita dalle altre regioni a tradizionale presenza mafiosa: nell’ordine Calabria, Sicilia e Puglia. Quanto al business prodotto dall’ecomafia, esso si attesta intorno ai 16,6 miliardi di euro mentre sale a 296 il numero dei clan coinvolti (nel 2010 erano 290).