PVCIl polivinilcloruro fu osservato per la prima volta da due studiosi: nel 1835 da Henri Victor Regnault e nel 1837 da Eugen Baumann i quali entrambi trovarono una solida massa bianca all’interno di bottiglie di cloruro di vinile lasciate esposte alla luce solare.

I primi tentativi di un suo utilizzo commerciale furono avviati da Ivan Ostrominsleskij, di origine russa, e dal tedesco Fritz Klatte. Entrambi però trovarono grande difficoltà nella lavorazione del materiale, troppo rigido e fragile.

Attualmente la sua produzione mondiale supera i 20 milioni di tonnellate l’anno, il che corrisponde a circa un quinto della produzione totale di materie plastiche. Una produzione concentrata principalmente negli USA, Europa occidentale e Asia orientale.

In Italia, la Montedison è stata uno dei principali produttori di polivinilcloruro, i cui impianti di questo polimero (e del monomero corrispondente ovvero il cloruro di polivinile) si trovavano nel polo petrolchimico di Porto Marghera, a Venezia.

E’ quindi un materiale molto rigido nel suo stato puro che deve la sua malleabilità all’aggiunta (talvolta in proporzioni elevate) di prodotti plastificanti (come gli esteri dell’ acido ftalico).

Dunque in quali oggetti presenti quotidianamente nelle nostre case ritroviamo il PVC?

I suoi utilizzi sono innumerevoli: possiamo trovarlo sotto forma di pellicola o di liquido per rivestire rubinetti, vasche, tubature (grondaie e tubi dell’acqua potabile), serbatoi, valvole,  pavimenti vinilici, tapparelle per finestre, materiali per imballaggi, giocattoli, parti di automobili, nastro isolante, fili elettrici, fibre tessili artificiali, come ad esempio le finte pellicce. Tuttavia, il suo impiego assai più diffuso è nel vinile, il materiale utilizzato per la produzione dei dischi da musica.
Oltre ad avere un impiego così vasto, il PVC è un materiale le cui operazioni di riciclo meccanico sono abbastanza semplici. Viene lavato, depurato da eventuali tracce residue di contaminazioni con altri rifiuti e ridotto a scaglie o in polvere.

La richiesta del PVC riciclato nel mercato è in netta crescita, soprattutto quanto riguarda i tubi: se ne trovano sia tipi interamente fatti con PVC riciclato, sia altri detti ‘multistrato’, in cui la porzione riciclata corrisponde a un buon 60%. Altri impieghi li ritroviamo nei contenitori per prodotti non alimentari.

E’ importante però sapere anche che il monomero del PVC, ovvero il cloruro di vinile è considerato altamente cancerogeno.

Nel 1974 infatti, il VC, o vinil cloruro, fu per la prima volta riportato dalla letteratura scientifica come “responsabile dell’insorgenza dell’angiosarcoma nel fegato di animali sperimentali e dell’uomo”, cancerogenicità che fu poi successivamente dimostrata anche su organi diversi dal fegato, quali: il cervello, il polmone e il sistema linfoemopoietico.

La cancerogenicità per l’uomo comunque, è associata solo alle mansioni lavorative che trattano il PVC o nei residenti in vicinanza di fabbriche che lo lavorano. Ricerche epidemiologiche hanno infatti collegato il cancro polmonare all’esplosione di polveri di PVC, estremamente pericoloso per le diossine che rilascia se bruciato o riscaldato ad elevate temperature.

Federica Caiazzo

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