La riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle è una mera follia non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello energetico ed economico, ricorda il WWF Italia il 17 febbraio scorso, giorno della pubblicazione del decreto del ministero dello Sviluppo Economico che dà il via libera alla conversione a carbone della centrale termoelettrica Enel a Porto Tolle, in provincia di Rovigo. A livello mondiale il ruolo del carbone è in progressivo declino, specie nei Paesi già industrializzati.

Negli USA, uno dei maggiori utilizzatori di tale fonte energetica, lo scorso anno non è stata costruita (o iniziata a costruire) NESSUNA nuova centrale a carbone mentre ne sono state dismesse ben 48.
Stando ad alcune proiezioni realizzate da società di analisi dei mercati, entro il 2015 negli Stati Uniti potrebbero essere fermate centrali a carbone per una potenza complessiva compresa tra i 30 e i 70 GW.

Perché l’Italia, in presenza di un surplus di gas a livello mondiale scelga il carbone sarebbe un mistero, se non fosse spiegabile con dinamiche tra l’Enel e altre compagnie.
Perché il Governo italiano lo consenta, a fronte di una gestione delle emissioni di CO2 inesistente, in un Paese che ha affrontato gli impegni di Kyoto senza uno straccio di piano credibile, non è invece comprensibile e accettabile.

Ancor più difficile da comprendere la Regione Veneto che, mentre rimane sorda alla preoccupazione non solo degli ambientalisti, ma di molti settori sociali per la nuova centrale a carbone, che rappresenta una minaccia per la salute e per le attività economiche quali l’agricoltura – il carbone è la maggiore fonte di inquinamento da mercurio, per fare un esempio – indice una moratoria per gli impianti fotovoltaici a terra, opponendosi allo sviluppo delle rinnovabili. Questo non già in base a precisi criteri per minimizzarne l’impatto, come prevedono le Linee Guida apposite, ma in attesa di un futuribile piano energetico in cui, invece, la centrale di Porto Tolle rientrerà già a pieno titolo.
Insomma, il Veneto guarda al passato mentre il mondo va verso le rinnovabili e l’efficienza energetica.
Ci auguriamo che i cittadini del Veneto manifestino la propria opinione e si oppongano a tale logica, unendosi al WWF e tante altre associazioni (non solo ambientaliste ma che rappresentano anche importanti realtà economiche) che stanno lavorando da molto tempo contro questo progetto distruttivo, anche attraverso azioni giudiziarie e legali.

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