A novembre Greenpeace ha condotto dei test DNA sul tonno contenuto in 165 scatolette provenienti da 12 Paesi, europei e non, tra cui l’Italia.

I risultati? Una su tre non contiene quello che dovrebbe. Spesso due specie diverse di tonno sono mescolate insieme nella stessa scatoletta, oppure in diverse scatolette di uno stesso prodotto se ne possono trovare di differenti.

Alcune, inoltre, contengono specie diverse da quanto indicato in etichetta, e tra le specie inscatolate finiscono anche quelle sovrasfruttate come il tonno obeso.
Questo avviene a causa dell’utilizzo di metodi di pesca poco sostenibili, come le reti a circuizione con FAD (oggetti galleggianti che attirano esemplari giovani di tonno ma anche specie minacciate).

È ora che l’industria del tonno in scatola e le grandi catene di distribuzione garantiscano piena trasparenza ai propri consumatori, ripuliscano i loro prodotti e si impegnino a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile.

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