Non festeggiate la Pasqua mangiando agnelli e capretti. E’ l’appello rivolto agli italiani dalla Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente.

Quella di consumare carne di agnello o di capretto a Pasqua – si legge in una nota diffusa dalla Federazione – è una tradizione crudele e superata, che non ha alcun fondamento in prescrizioni religiose. Anzi, è moralmente condannabile e da rifiutare, così come sono note le sofferenze che si celano dietro l’industria della carne. Ma nel caso di agnelli e capretti c’è un’ulteriore aggravante: si toglie la vita ad animali in tenera età, ancora lattanti, solo per stuzzicare il palato e soddisfare determinati interessi industriali. Ci auguriamo che gli italiani non cadano in questa trappola e, come stanno facendo da anni, in misura sempre maggiore, si orientino, per festeggiare la Pasqua, verso un menù vegetariano”.

 

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Mangiare carne di capretto o di agnello a Pasqua – continua il comunicato della Federazione – non è una tradizione cristiana, né tantomeno un obbligo. Semmai, un’anacronistica usanza sempre meno seguita, che alimenta un mercato in lento declino, il quale comunque ogni anno costa la vita a circa 4,5 milioni di animali in tenera età“.

Secondo i dati Istat, il “picco pasquale” del 2010, in marzo, ha condotto al macello circa 812 mila capi tra agnelli, agnelloni e capretti, mentre nell’aprile 2011 ne sono stati sacrificati circa 711 mila.

Capillare la mobilitazione delle associazioni in decine di piazze italiane. “E’ giunto davvero il momento che gli italiani prendano coscienza di quanto sia barbara e incivile questa strage di neonati per festeggiare la Resurrezione”, dice l’ex ministro del Turismo, presidente della Leidaa, Michela Vittoria Brambilla. “Molti di questi agnelli – aggiunge Massimo Comparotto, Presidente OIPA Italia – subiscono, tra le altre cose, la sofferenza del trasporto senza soste, senza cibo e senza acqua. La maggior parte di essi provengono infatti dai Paesi dell’Est Europa perché i prezzi sono più bassi e si può anche rischiare l’invenduto. Nessuno vuole soffermarsi a pensare che ogni agnello è un cucciolo e che a un mese di vita viene tolto alla madre e costretto ad un viaggio infernale e se sopravvivrà sarà poi macellato”.

 

L’Enpa ha scelto di rivolgersi ai suoi soci più giovani, ai bambini e ai ragazzi, certo più sensibili e meno condizionati dei tanti adulti che pensano di fare festa mangiando un neonato. Ricorda la presidente Carla Rocchi: “In molte strutture Enpa, salvati dalla strage di Pasqua, sono ospitati agnelli che i bambini possono conoscere come creature e non come pietanze“.

Si rivolge alla Chiesa Laura Rossi, presidente della Lega nazionale per la difesa del cane, chiedendo di invitare i fedeli “ad evitare il sacrificio di tanti esseri viventi per celebrare la Santa Pasqua. In questo modo – osserva – il valore di una fede autentica, profondamente spirituale e rispettosa di tutto il creato, verrebbe profondamente arricchito da una prova di grande umanità“.

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