Acerenza è uno di quei paesi da non trascurare assolutamente quando ci si trova in provincia di Potenza, da cui dista 36 chilometri.
La si vede già da lontano, adagiata a 800m di altezza su una rupe tra il fiume Bradano e il torrente Fiumarella e, proprio grazie alla sua posizione panoramica, regala generosi scorci sulle multicolori campagne dell’alto Bradano, un paesaggio ricco di vigneti che a seconda delle stagioni e della luce del giorno cambiano tonalità e fascino, non a caso perché questa è la terra dell’Aglianico del Vulture Doc.
Poco prima di raggiungere il paese la strada costeggia l’omonimo Lago di Acerenza, un invaso artificiale che regala una ulteriore nota di colore al territorio che circonda il paese.

Il centro storico colpisce immediatamente per le sue case curate che costeggiano le strade lastricate di pietra, con un senso di ordine e silenzio.

Molti ingressi delle abitazioni hanno l’accesso al primo piano, che si raggiunge mediante scale che partono direttamente dalla strada, ma ci si imbatte anche in antichi palazzi storici, in portali di pietra finemente decorati e diverse fontane,
L’edificio principale è quello che conferisce ad Acerenza l’appellativo di “città-cattedrale”, a causa delle dimensioni davvero notevoli della Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta e a San Canio.

La sua costruzione iniziò nell’XI secolo per volere di Roberto il Guiscardo sui resti di una chiesa paleocristiana che, a sua volta, era stata edificata sul luogo di un preesistente tempio pagano dedicato a Ercole Acheruntino, dal nome romano della città, Acheruntia.
Costruita in stile romanico, fu consacrata nel 1080 e oggi è considerata tra i massimi monumenti religiosi della Basilicata.

Quasi sproporzionata rispetto al paese in cui sorge, al suo interno si sviluppa con tre navate e una grande abside. A parte diverse tavole cinquecentesche tra cui un grande polittico del 1583 del pittore Antonio Stabile, il vero punto di forza della cattedrale è la stupenda cripta del 1524 con gli stupendi affreschi di Giovanni Todisco da Abriola.
All’esterno spiccano uno stupendo portale decorato da singolari allegorie raffiguranti uomini e animali avvinghiati tra loro e diverse pietre d’incastro di epoca romana ma, a parte la bella facciata, il vero trionfo dell’architettura romanica si può osservare nella parte posteriore dell’edificio.

Nella piacevole esperienza di perdersi nella labirintica rete di vicoli e viuzze del paese non si tralasci una visita al museo diocesano in cui sono conservati numerosi oggetti che costituiscono il tesoro della cattedrale: opere di oreficeria e argenteria, statue lignee, dipinti, paramenti, mentre altri locali sono dedicati ai ritrovamenti archeologici della zona che di certo fu abitata sin dal VI secolo a.C.Ad angolo col museo diocesano vi è anche un piccolo museo dedicato all’intaglio del legno.
Le tradizioni contadine rivivono invece nel museo etnografico, ricostruzione di una casa tradizionale con arredi e oggetti originali, che si trova anch’essa nel centro storico.
Avete visto tanto? Vi è venuta fame?
Allora andate per la pausa pranzo al Ristorante Palazzo Gala (nel centro storico, in via Largo Consigliere Gala, tel. 0971-741616), gradevole location nel palazzo storico, buona cucina tipica, prezzi onestissimi.

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